Schettini, il prof di fisica che spopola sui social: «Ragazzi, ansia e paura aiutano a crescere»

L’intervista Star dei social e della Tv, Vincenzo Schettini, originario di Como, si racconta e spiega come è riuscito a trasformare una delle materie più odiate in una vera e propria scuola di vita

Per gli studenti, Vincenzo Schettini è una star. Ogni volta che li incontra, viene accolto da ovazioni e applausi, proprio come capitato al Collegio Gallio nel novembre del 2023. Cantante? Attore? Influencer? No, professore di fisica che ha trovato il modo di insegnare una materia per molti ostica, in maniera divertente e dinamica. Qualche anno fa ha iniziato a trasmettere le proprie lezioni online su Youtube, TikTok e Instagram con il nome “La fisica che ci piace” da milioni di visualizzazioni; l’anno scorso ha anche condotto su Rai 2 il programma “La fisica dell’amore”. Il suo accento pugliese è inconfondibile, ma non tutti sanno che è nato a Como.

Qual è il suo legame con la città?

Erano tempi in cui si emigrava dal sud al nord, mia madre lo ha fatto perché ha avuto la sua prima cattedra di insegnamento su, si è trasferita a Como e io sono nato lì. Mio padre, anche lui pugliese, è salito perché ha iniziato a lavorare per l’Olivetti. Io ho vissuto a Como fino all’età di 5 anni e poi siamo tornati in Puglia, ho tantissimi ricordi d’infanzia e molto spesso ci torno. Dentro di me il legame con il lago è forte.

Lei ha trovato il modo di farsi amare dai ragazzi, ma come tutti i professori si trova a fare i conti con una scuola che ha necessità di essere “svecchiata”. È così?

Ogni docente può sottolineare l’estrema attività burocratica che c’è a scuola. Il sistema sta facendo finta di differenziare l’insegnamento, il sapere, quando invece si sta burocratizzando e il docente diventa sempre meno libero perché deve seguire tutta una serie di istruzioni. Le rubriche di valutazione, ad esempio: noi siamo professori, professionisti, perché dovremmo seguire delle indicazioni nazionali per fare questo? Chi inizia a insegnare anche giovanissimo si sente ingrigito perché deve seguire tutte queste regole e non si crea quella cosa che invece in rete c’è, la libertà.

Che lei ha trovato.

Io sono felice di fare le mie lezioni in rete, non devo seguire rubriche di valutazione, niente di tassonomico e incasellato e questo mi crea libertà. Al contrario, il docente è soffocato dalla burocrazia, riunioni, colloqui, cose ormai vecchie che non fanno parte del sistema moderno. Il grande cambiamento sarebbe mettere al centro l’estrema libertà e responsabilità del professore. Se ti rendo libero, sei anche responsabile. Il docente potrebbe viaggiare, formarsi e il dirigente investirebbe sulla sua figura che ha un valore. Il fisico lo mando al Cern e lo pago per andarsi a formare: tutti loro tornano molto più entusiasti. Il loro know how poi ricade sui ragazzi; un circolo virtuoso che ora non c’è.

È per questo, allora, che si parla di burnout dei professori?

Fate un mese a scuola e capirete cos’è il burnout. Carte da compilare, riunioni da fare, ragazzi isterici perché non si trovano con questo ritmo, non c’è connessione. I docenti sono stanchi e gli studenti non vedono l’ora di uscire da quel luogo. Quanto è brutto? Bisogna insistere e andare in un’altra direzione. Se la mia voce può essere ascoltata per questo, ben venga. Per farlo bisogna seminare, senza fretta. La scuola è una macchina complessa, lenta: la fisica dice che più grande è la massa e più grande è l’inerzia, quindi un corpo è fermo e vuole stare fermo. La scuola è così, ha un’enorme inerzia.

Sempre più spesso i ragazzi sono colpiti da attacchi di panico e ansia. Troppa pressione?

Oggi si dà tanta attenzione a questi argomenti, cosa che non si faceva in passato, eppure tutti abbiamo avuto momenti difficili. Se io avevo un attacco di panico, mia mamma mi diceva «fattelo passare, mettiti a studiare e riga dritto altrimenti il sabato non esci». E mi passava. Questo ingigantimento della presenza degli psicologi va bene, ma la scuola è un posto in cui si studia e ci si dà da fare. Si pensa che avendo l’ansia si è giustificati e la prof non può interrogare. Sono cose complesse e importanti, ma non possiamo vivere tutti quanti in un mondo in cui appena abbiamo un disagio non lo affrontiamo. Stiamo facendo vivere i giovani in una bolla di protezione, dove i problemi e le difficoltà non esistono. Stiamo crescendo una generazione di ragazzi che non affronterà il dolore, ma prima o poi arriva e ti mangia vivo se non lo sai gestire. Un ragazzo deve essere esposto al dolore, deve sentire il peso di un’interrogazione, l’ansia che questo comporta, perché un domani quell’ansia verrà quando andrà a fare il colloquio di lavoro, quando si ritroverà senza soldi, e come farà ad affrontarla?

Nel suo ultimo video ha dato dei consigli utili per migliorare l’apprendimento e presto ci sarà un’occasione per venire a sentirla dal vivo.

Spesso i video del venerdì sono motivazionali, così come le mie lezioni show. In quella che farò a Lugano il 23 febbraio, non solo i partecipanti faranno esperimenti di fisica e si divertiranno ad apprendere, ma di tanto in tanto si avrà un sapore motivazionale e di orientamento. Alla fine dello spettacolo c’è il firmacopie per chi vuole fare due chiacchiere. Molti studenti mi ringraziano per aver fatto un ripasso, ma anche per i messaggi di vita che fanno riflettere. Sarà tra l’altro la mia prima tappa estera dello show, vicino alla mia città d’origine, ne sono orgoglioso.

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