Scuola, il paradosso dell’algoritmo: «Danneggiato chi è alto in graduatoria»

La storie Due professoresse raccontano i guai avuti a causa dell’automatismo del ministero. «Docenti con punteggi più bassi hanno ottenuto cattedre migliori di chi guida le liste precari»

Quando fai fare alle macchine un lavoro che imporrebbe cuore e cervello i risultati, spesso, sono devastanti. E lo sanno molto bene i professori precari che, mai come quest’anno, sono alle prese con i danni provocato dal cosiddetto algoritmo che distribuisce in automatico le classi rimaste senza professori di ruolo. Altre due docenti raccontano la loro disavventura e, soprattutto, il paradosso del sistema voluto dal ministero per l’Istruzione: più sei messo bene in graduatoria e maggiori sono le possibilità di ottenere le opzioni peggiori.

Bypassata dagli automatismi

«Sono precaria, per scelta, da dieci anni - racconta Sonia Calabresi - Grazie ai titoli e all’esperienza, quest’anno ero 23esima in graduatoria su 444 candidati in provincia di Como. Dunque avevo discrete aspettative di poter trovare una buona cattedra. Il 31 agosto esce il primo bollettino con i primi posti a disposizione. L’algoritmo analizza i singoli candidati, scegliendo per primi gli abilitati. Il fatto è che se tu non hai messo tra le preferenze le scuole comprese in quel bollettino vieni bypassato. Al secondo bollettino, l’11 settembre, vengono aggiunti tutti quegli istituti per i quali non è stato trovato un docente di ruolo. Ma l’algoritmo anziché ripartire dall’alto, prosegue la ricerca laddove si è fermato». Chiaro? Proviamo a fare un esempio.

La prof Calabresi, per arte e immagine, spunta tra le preferenze una serie di scuola che ragionevolmente non la costringono ad andare a lavorare a Dongo se abita (per dire) a Turate. Il fatto è che se esce Dongo nella lista del primo bollettino e il primo candidato papabile per quel posto è dopo il 23esimo posto, la prof Calabresi è beffata. Perché alla seconda conta l’algoritmo ignorerà il suo nome, avendolo già superato. E continuerà a cercare scendendo verso il basso. Per ritornare a lei una volta completato il giro.

«L’anno scorso - racconta - avevo una supplenza per maternità a Mozzate. A luglio, quando ho fatto domanda, non ho inserito Mozzate perché mi era stato detto che la titolare rientrava. Poi a sorpresa il posto c’era, e io sono rimasta esclusa. Anche questo è uno dei guai dell’algoritmo». Anche perché «se avessi indicato quella scuola, non sarei stata comunque stata chiamata, perché nella graduatoria di istituto ero molto alta, ma l’algoritmo ormai mi aveva bypassata».

Prima, eppure ignorata

Francesca Cafeo, fino allo scorso giugno adorata professoressa alle medie di Rebbio, quest’anno dovrà saltare tra Turate e Albavilla, per completare le ore a disposizione. «Pur essendo prima nella mia graduatoria - racconta - non ho ottenuto l’orario pieno di Rebbio che comunque era disponibile. Questo perché una docente di prima fascia ha deciso di fare domanda e quindi la cattedra di Rebbio, unica completa a settembre, è stata giustamente attribuita a lei dall’algoritmo. A me sono state date otto ore a Turate». Il fatto, però, è che quella docente a Rebbio non si è presentata, rinunciando: «La cattedra è rimasta vuota, ma siccome per l’algoritmo io ormai ero a posto, anche se avevo ottenuto solo metà del mio orario, Rebbio è stato assegnato una candida che in graduatoria era sotto il 130esimo posto».

Al di là della comprensibile amarezza personale, la questione si ripercuote pure sugli studenti. «Ho fatto due anni a Rebbio e questo mi aveva permesso di avviare un discorso di continuità didattica ed educativa, oltre che creare un rapporto con le altre insegnanti. In questo modo si danneggiano anche i ragazzi».

«Dopo tutto questi anni - conclude dal canto suo Sonia Calabresi - sono molto arrabbiata e demoralizzata. E di fronte al malfunzionamento dell’algoritmo si può capire quale disagio sta attraversando una parte di docenti». E, più in generale, la nostra scuola.

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