Cronaca / Como città
Sabato 11 Gennaio 2025
Scuole al verde e contributo volontario, ma non tutte le famiglie lo pagano
Istruzione Alle superiori i fondi servono a finanziare l’ampliamento dell’offerta formativa. Ma la percentuale di adesione si rivela spesso bassa. Con qualche eccezione, come al Pessina
Finanziare l’ampliamento dell’offerta scolastica, dalle uscite all’acquisto di dotazioni utili agli studenti, così come materiale necessario per i pcto (ex alternanza scuola lavoro).
A questi scopi sono destinati i contributi volontari che ogni anno le scuole chiedono alle famiglie, che possono decidere se versarli o meno. Se in alcuni casi non ci sono grossi problemi, in altri c’è chi storce un po’ il naso, auspicando all’utilizzo di risorse provenienti da altri canali. Un discorso che vale per i licei, così come per le scuole tecniche e professionali.
La gestione dei laboratori
«Generalmente le famiglie lo versano – chiarisce Nora Calzolaio, preside del Pessina - il nostro era inferiore alla media nazionale e due anni fa lo abbiamo portato a 90 euro - 10 euro al mese - con delibera del consiglio di istituto. L’importante è spiegare alle famiglie che si tratta di fondi vincolati, che vengono utilizzati solo ed esclusivamente per l’ampliamento dell’offerta formativa, il cui utilizzo va rendicontato al consiglio di istituto a fine anno. Sicuramente scuole come gli istituti professionali ne hanno bisogno per la gestione dei laboratori e di tutte quelle attività che arricchiscono l’offerta formativa. Le famiglie che hanno un Isee basso vengono escluse dal pagamento del contributo». E aggiunge: «Abbiamo cercato di far capire ai rappresentanti degli studenti che il contributo comprende anche spese per l’assicurazione, importante per le classi del triennio che devono fare i pcto e che quindi hanno bisogno di copertura assicurativa, poi il costo delle fotocopie e l’eventuale acquisto di dispositivi di protezione tipo camici o scarpe adatte per i ragazzi che vanno in aziende o strutture che lo richiedono. Coprono anche le spese relative alla formazione sulla sicurezza: alcune aziende chiedono anche che gli studenti abbiano una visita di controllo fatta dal medico competente della scuola. Negli istituti particolarmente legati al mondo del lavoro è importante fruire di questi contributi, per coprire tutte queste spese che comunque tornano alle famiglie sotto altra forma».
La qualità dell’offerta
«Poche famiglie pagano il contributo volontario, ma noi sollecitiamo poco e preferiamo cercare diversamente i fondi», ammette Gaetana Filosa, preside della Da Vinci Ripamonti. «Abbiamo qualche difficoltà con il contributo volontario di 100 euro, che viene pagato solo da una parte delle famiglie – spiega Vincenzo Iaia, preside del Ciceri – so che è in calo in tante scuole. Due anni fa abbiamo dovuto introdurre una quota di contributo obbligatorio di 30 euro per spese vive che sostiene la scuola. Senza il contributo volontario, si impoverisce una parte dell’offerta formativa perché vengono a mancare risorse per coprire cose che prima si pagavano con quello, anche extracurriculari».
Fermo a 100 euro al Giovio dove viene pagato dalla maggior parte delle famiglie, speso e rendicontato entro la fine dell’anno solare dal consiglio d’istituto; a 120 quello del Setificio che «risulta essenziale per sostenere e potenziare la qualità della nostra offerta formativa. Purtroppo non tutte le famiglie lo percepiscono come tale» sottolinea il preside Gianluca Mandanici.
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