I sindacati uniti contro le chiusure delle scuole a Como: «Sarà il caos nella gestione degli esuberi dei docenti»

Il dibattito Tutti contrari alla decisione presa dal Comune: «Ripercussioni sugli altri istituti e classi smembrate». Capone (Flc Cgil): «Continuità didattica non garantita»

Una «risposta locale drastica e inadeguata» a un problema nazionale, quello della denatalità: così i sindacati levano un’unica voce contro la decisione del Comune di Como di procedere a partire dall’anno scolastico 2025/2026 alla chiusura di sei scuole in città. «Disaccordo su tutta la linea: il calo delle nascite deve essere contrastato da politiche nazionali, regionali e locali di sostegno vero alle famiglie» scrivono, facendo riferimento ai dati sul calo demografico forniti dal provveditore Giuseppe Bonelli e più volte citati dalla giunta, sia in commissione consiliare che durante il consiglio comunale, a sostegno della propria linea.

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Cambi di insegnanti anche altrove

Cgil Como, Cisl dei Laghi e Uil del Lario insieme alle organizzazioni sindacali di categoria tornano sulla questione puntualizzando le conseguenze della decisione prospettata da Palazzo Cernezzi in un documento programmatico dello scorso 7 settembre. A preoccupare i sindacati è soprattutto la gestione degli esuberi di docenti e personale Ata che avrà ricadute, secondo quanto emerge, non solo sui lavoratori stessi, ma anche sugli studenti delle scuole che resteranno aperte. «All’interno di uno stesso istituto comprensivo esiste un’unica graduatoria che funziona sulla base dell’anzianità professionale, per quanto riguarda i docenti - spiega Roberta Capone, referente di Cgil per le scuole comasche - Questo implica che, quando le sei scuole chiuderanno, gli insegnanti in esubero saranno redistribuiti all’interno dell’istituto comprensivo di cui sono dipendenti e i posti saranno assegnati sulla base dell’anzianità». Il meccanismo non lascia alternative: anche in altri istituti della città che non saranno colpiti dalle chiusure ci saranno cambiamenti, perché insegnanti con più anzianità provenienti dalle scuole chiuse potranno prendere il posto dei più giovani e precari.

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I casi di via Perti e via Volta

Un tema presente anche nelle delibere con cui il consiglio d’istituto di Como Borgovico, che comprende la primaria di via Perti, dove si legge: «La chiusura della scuola Sauro avrà come conseguenze un esubero di personale docente di 14 unità e, di conseguenza, 14 perdenti posto nella graduatoria docenti di istituto che corrispondono anche a docenti di altri plessi (Corridoni e Filzi) e pertanto altre classi perderanno le insegnanti e di conseguenza la continuità del percorso educativo». Lo stesso vale per l’asilo di via Volta, la cui chiusura provocherà un esubero di sei docenti, con ricadute sugli asili Raschi e Mauri.

I sindacati ipotizzano che rispetto al personale docente le chiusure provocheranno un esubero di almeno 18 insegnanti. «Per quanto ci riguarda è una questione di metodo - spiega Sandro Estelli, segretario di Cgil Como riprendendo anche quanto scritto all’interno del comunicato unitario - I dettagli del progetto sono stati resi noti a mezzo stampa, senza alcun passaggio conoscitivo con le associazioni che nel territorio rappresentano lavoratori, cittadini e famiglie». Le organizzazioni sindacali rivendicano di avere diverse domande tecniche da rivolgere all’amministrazione sulla capienza delle aule, l’adeguatezza degli spazi, la verifica numerica di alunni con disabilità e destinazione degli spazi dismessi. «Come organizzazioni di rappresentanza - scrivono però - non abbiamo ricevuto, pur avendolo chiesto, un incontro per ottenere le risposte politiche alla nostra domanda di fondo: qual è l’idea di città che c’è dietro la scelta di chiudere sei plessi di scuola statale dopo aver chiuso due nidi comunali?».

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