Stadio Sinigaglia, il confronto tra gli esperti: «Rischio stop, troppe funzioni non legate al calcio»

In redazione a La Provincia L’ex dirigente Cosenza: «Così l’iter si ferma. Nuove costruzioni eccessive, la norma non è rispettata»

Como

«Sono fortemente preoccupato per alcune criticità che potrebbero compromettere l’iter in corso».

A lanciare la “bomba” è l’architetto Giuseppe Cosenza durante il forum di approfondimento de La Provincia sul tema stadio, che ha visto la partecipazione degli ex presidenti dell’Ordine degli architetti Angelo Monti ed Elisabetta Cavalleri, del presidente della Camera di Commercio di Como-Lecco Ezio Vergani, dell’imprenditore Paolo De Santis, del direttore del quotidiano Diego Minonzio, del caporedattore Francesco Angelini e del presidente del cda Massimo Caspani.

Cosa prevede la normativa?

«Costruzioni complementari? Si può, ma la loro dimensione deve essere coerente»

Cosenza, già dirigente a Palazzo Cernezzi e firmatario della variante al Pgt, nonché consulente della cosiddetta “legge sugli stadi” su cui si basa la procedura in corso, sgombra il campo: «Sono favorevole al fatto che lo stadio rimanga dov’è e non potrebbe essere diversamente, nel 2016 ero dirigente in Comune e ho firmato la variante urbanistica che prevede di mantenere lo stadio nell’attuale sede». Poi spiega il rischio di stop del procedimento avviato all’inizio di febbraio e attualmente nella fase della conferenza di servizi preliminare: «La normativa – precisa Cosenza - prevede la possibilità di costruzioni complementari con uso diverso da quello sportivo e se il richiedente è la società sportiva (il Como 1907, ndr) è prevista la concessione senza gara. Tuttavia, la significativa dimensione delle costruzioni complementari in termini di volumi non appare coerente con la normativa, in quanto diventerebbe lo stadio complementare alle nuove costruzioni e non viceversa. Inoltre il piano economico-finanziario deve contenere voci distinte fra finanziamento sull’impianto e nuove costruzioni per poterne verificare la ragionevolezza, proporzionalità e sostenibilità finanziaria. Se così non fosse, per assurdo, potrebbero essere avanzate proposte di scarso valore economico sullo stadio e di altissimo valore sulle costruzioni complementari». Il piano di intervento, secondo il documento di fattibilità depositato, prevede una superficie lorda pari a quasi 19mila metri quadrati tra spazi per l’accoglienza e club lounge, supermercato, hotel, palestra e centro salute, ristorante, spogliatoi, spazi per la sicurezza e sale controllo. «A mio avviso - dice l’architetto - le nuove costruzioni sono sovradimensionate per uno stadio da 15mila spettatori ed esorbitanti dal punto di vista economico tenuto conto dei 99 anni di concessione e delle funzioni altamente remunerative». E pone l’accento sul «valore del canone di concessione al Comune rispetto a quanto oggi viene corrisposto».

Le alternative progettuali

Il codice dei contratti pubblici

Senza un bilanciamento delle funzioni complementari si dovrebbe cambiare la procedura e «con tale impostazione dovrebbe applicarsi il Codice dei contratti pubblici che assicura il principio di concorrenza prefigurandosi la proposta quale iniziativa imprenditoriale e la società sportiva assumerebbe il ruolo di proponente e il progetto sottoposto a gara». Per semplificare si andrebbe nel solco di quanto sta portando avanti la giunta per l’area di Muggiò.

L’ex dirigente accende inoltre i fari su un’altra questione. La norma della legge sugli stadi prevede, come è stato fatto dal Como 1907, il deposito di un Documento di fattibilità delle alternative progettuali. «Sono uno strumento per la migliore scelta nel rapporto costi-benefici e, trattandosi di decidere sul futuro dell’area più iconica della città, spero sia stata considerata un’ alternativa di dimensioni ridotte per volumi e altezze. L’assenza di tale comparazione rappresenterebbe una grave violazione». Tra i temi emersi nelle ultime settimane c’è quello dell’autosilo al “Pulesin” sul quale Cosenza vede il rischio di congestionare la Borgovico e rimarca che la struttura da 400 posti «dovrebbe essere ceduta gratuitamente al Comune a scomputo degli oneri di urbanizzazione e a compensazione dei minori introiti per la soppressione dei posti blu che assicurano una entrata per Csu, società partecipata dal Comune». Capitolo da non sottovalutare quello dei vincoli per i quali «la normativa prevede la deroga al Codice dei beni culturali ma nel rispetto di specifici elementi strutturali, architettonici o visuali la cui individuazione è rimessa al ministero e spero sia stato richiesto dal Comune o dalla società sportiva».

«Zona e impianto in fortissimo degrado»

Che fare, quindi, per poter portare avanti il nuovo Sinigaglia? Secondo l’ex dirigente «lo stadio e la zona sono in fortissimo degrado e ben venga la riqualificazione, ma non a qualunque costo. Suggerirei un ridimensionamento delle costruzioni complementari in termini di volumi e altezze in particolare sui viali Vittorio Veneto e Puecher, che avrebbe una positiva ricaduta sulla conformità dell’intervento con la normativa e garantirebbe il rispetto dei valori storico-culturali che rappresentano la memoria storica della nostra meravigliosa città».

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