Soldi delle multe per la sicurezza? Non tutti

La legge Almeno la metà dei proventi derivanti da sanzioni deve essere investita per l’incolumità sulle strade. Il capoluogo comasco lo fa per il 54% del totale. Non tutti i Comuni però sono così virtuosi: Lecco non arriva al 30%

I soldi entrati nelle casse del Comune tramite le sanzioni amministrative per violazioni del codice della strada, nel corso del 2023, ammontano a 2.604.714 e il 54% di questi (quasi un milione e mezzo di euro) è stato destinato a interventi legati alla sicurezza stradale, in forme diverse.

A stabilirlo è la legge, in particolare l’articolo 208 del codice della strada, dove si specifica che «una quota pari al 50%» dei proventi di multe e altre sanzioni deve essere destinata alla sicurezza stradale. La quota va così suddivisa: per un quarto deve essere investita in interventi di sostituzione, ammodernamento, potenziamento, messa a norma e manutenzione della segnaletica stradale; per un altro quarto nel potenziamento delle attività di controllo e accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale; infine una quota non meglio precisata in altre finalità connesse al miglioramento della sicurezza stradale.

Alcuni meno virtuosi di altri

Un’imposizione che però non tutti i Comuni rispettano. Como invece si classifica tra i capoluoghi di provincia virtuosi, superando, anche se di poco, la quota imposta per legge. Ben diversi i risultati dei due vicini capoluoghi di provincia: se infatti da un lato Sondrio investe ben il 68% dei proventi in sicurezza stradale, dall’altro capoluogo Lecco con il suo 29% rientra tra i Comuni meno virtuosi d’Italia.

Questi dati sono contenuti in una relazione che i Comuni sono tenuti a presentare ogni anno al ministero dell’Interno entro la fine di maggio. Oltre al totale dei proventi derivati da sanzioni legate al codice della strada rilevati - cui normalmente si sommano anche quelli legati alle sanzioni comminate tramite apparecchi o sistemi di rilevamento, come gli autovelox, che però non sono presenti sul territorio comunale e quindi non figurano nella relazione di Como - compaiono anche informazioni relative alla destinazione d’uso dei soldi riservati alla sicurezza stradale.

Anche in questo ambito Como si dimostra rispettosa della legge, destinando alla segnaletica stradale il 14,3% della quota riservata alla sicurezza (la legge impone di assegnare almeno il 12,5% della quota). Nel prospetto infatti figurano 373.500 euro (categoria A sulla tabella qui a fianco) utilizzati per la manutenzione di semafori, l’energia elettrica degli impianti semaforici e la manutenzione ordinaria della segnaletica.

Potenziamento dei controlli

Ammonta invece a 345.308 euro (categoria B), il 48,3% della quota riservata alla sicurezza, il totale dei soldi spesi dal Comune per il secondo ambito indicato dalla legge: il potenziamento delle attività di controllo e accertamento delle violazioni. Ad arrivare a questa cifra contribuiscono diverse voci, come «spese per automezzi» o «spese fornitura vestiario», relative alle divise delle forze dell’ordine, che anche se non immediatamente riconducibili all’ambito della sicurezza sono previste come possibili dallo stesso codice stradale. Esulano da questi ambiti solo due voci: «lavori e prestazioni in appalto» e «spese di rimozione della neve», riconducibili alla terza, non meglio definita quota, stabilita dalla legge (categoria C).

Unica pecca all’altrimenti ottima prestazione del Comune nella gestione di questi soldi è la percentuale di realizzazione degli interventi legati alla sicurezza citati nella quota fissata per legge. Infatti, nel caso di Como solo il 49% di questi interventi è stato concluso, ma non mancano Comuni, come quello di Venezia, che possono vantare il 100% degli interventi realizzati al momento della compilazione della relazione.

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