Ci sono soluzioni per il caro affitti a Como? «Meno tasse e patti con gli inquilini»

Le proposte Ance: tornare all’edilizia pubblica. Confedilizia: vantaggi fiscali a chi accetta locazioni

Caro casa, la soluzione? Nuove case integrate nei quartieri, convitti per lavoratori, sconti sulle tasse e un patto sociale tra proprietari e affittuari.

Sono tante e diverse le proposte per cercare di contenere il fenomeno del caro casa, con la progressiva diminuzione delle abitazioni date in affitto al ceto medio e alle nuove famiglie,

«Una parte della cittadinanza oggi viene esclusa dalla possibilità di acquistare o prendere in affitto una casa – commenta Enrico Lironi, comasco membro del direttivo di Fondazione Cariplo – giovani famiglie che sono sopra ai livelli di reddito utili per essere inseriti nelle graduatorie per accedere all’edilizia pubblica, ma che non hanno la forza economica per potersi permettere una abitazione in città. Parte del patrimonio immobiliare oggi è destinato al turismo, i proprietari non offrono più le seconde case ai lavoratori, ancora meno agli stranieri. Anche il ceto medio proveniente da fuori provincia è in difficoltà. Servono nuove politiche per la casa, per garantire prezzi accessibili». Cariplo sostiene molti grandi e piccoli progetti su questo tema. Secondo Lironi anche immaginando nuovi quartieri abitativi «non in grandi palazzoni costruiti nelle periferie, ma abitazioni integrate con il tessuto urbano».

Leggi anche

Associazioni come Ance, i costruttori comaschi, propongono nuovi interventi di edilizia pubblica, da troppo tempo non se ne vedono. Confedilizia Como ha più volte suggerito al Comune di abbassare la tassa sulla casa ai proprietari che offrono contratti d’affitto a lavoratori e universitari. I sindacati invece chiedono più impegno agli enti pubblici e all’Aler. «Chiediamo alle amministrazioni comunali ed all’Aler, ciascuno per quanto di propria competenza – dice Dario Esposito, il coordinatore della Uil del Lario - un avvio di piani di intervento che puntino a non avere, nel patrimonio edilizio di proprietà o gestione, case sfitte per problemi manutentivi».

Molte volte a Como proprio la Uil per i lavoratori della sanità e non solo ha proposto la costruzione di convitti, come succedeva prima degli anni Ottanta. E sono diverse le aziende private, in particolare nel campo alberghiero, che stanno costruendo in città e sul lago alloggi per i dipendenti.

Un modello che anche a Varese e a Monza vorrebbero copiarci è quello proposto dalla Fondazione Scalabrini, ente che gestisce 25 alloggi per bisognosi e che sarebbe capace di assegnarne subito almeno il doppio, tanto c’è bisogno di casa. «Bisogna lavorare sulla fiducia – suggerisce Francesca Paini, presidente della Fondazione – serve un patto tra proprietari ed affittuari. Occorre dare garanzie a chi mette a disposizione il proprio appartamento, senza dover rincorrere morosi e canoni da riscuotere. Non è possibile pensare di tornare ai vecchi modelli di edilizia residenziale, basta cemento, ne abbiamo abbastanza».

In sostanza la Fondazione Scalabrini si assume il rischio al posto del proprietario e gestisce gli alloggi, in collaborazione con Confedilizia monitora il comportamento degli affittuari, i pagamenti, le condizioni dei locali, danni e ritardi e alla fine di un percorso assegna il certificato del buon inquilino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA