Cronaca / Como città
Martedì 24 Dicembre 2024
B&b, 10 giorni per richiedere il codice: ma il 20% dei comaschi non è in regola
Stretta sulle case vacanza In provincia ha chiesto il Cin il 78% dei gestori. E dal 2025 in città un regolamento per unificarne l’esposizione tramite targa
Mancano pochi giorni prima che sui gestori delle case vacanza cali l’obbligo di adottare il Cin (codice identificativo nazionale necessario a verificare che le strutture siano in regola) pena, tra le altre cose, l’oscuramento dalle principali piattaforme, a partire da Airbnb. In provincia hanno fatto richiesta del codice il 77,89% delle strutture ricettive a uso turistico (6.431 su 8.254 registrate), una percentuale più bassa di altri territori con un numero simile di strutture alberghiere e non, come Bergamo (84,6%) o Brescia (82,62%). C’è tempo, per allinearsi al regolamento, fino al 1 gennaio 2025. «Incoraggiamo caldamente i gestori a mettersi in regola - specifica Claudio Bocchietti di Confedilizia Como - È importante per distinguere le attività “sommerse” da quelle a norma».
Un regolamento comunale
Le cause di questo ritardo, secondo i gestori di case vacanza, possono essere di vario tipo. «C’è chi sceglie di non richiedere il Cin e resta aperto fino a fine anno, per poi chiudere - spiega Daniela Maviglia, amministratrice di My home in Como - Questo perché c’è stato, negli ultimi anni, un continuo aggiungersi di adempimenti obbligatori per svolgere questa attività, complicazioni che per alcuni host sono diventate ingestibili». Non mancano però anche problemi di natura tecnica, legati al passaggio da Cir (l’antecedente regionale del Cin, rimasto valido fino a quest’autunno) a Cin. Fino a inizio dicembre, infatti, la richiesta poteva essere fatta anche da soggetti terzi incaricati di gestire le strutture ricettive turistiche, ma dal 1 dicembre sono i titolari stessi degli immobili a dover effettuare l’accesso tramite Spid per poi delegare il tutto all’agenzia di riferimento. «Mi chiedo però come faranno le piattaforme come AirBnb a verificare che i codici inseriti siano veritieri. Noi lo abbiamo fatto per le nostre strutture, ma non ci è stata chiesta alcuna ulteriore verifica. Ci auguriamo però che i controlli ci siano, è giusto essere tutti a norma».
Intanto, a Como dove qualche giorno fa il Comune stesso, dal proprio sito, ha ricordato l’urgenza di richiedere il Cin entro il termine stabilito, chi si mette in regola pensa anche a come esporre il codice stesso. «In attesa di un regolamento comunale che dovrebbe arrivare nel 2025 per uniformare le caratteristiche che le targhe con il codice dovranno avere, così che non influiscano negativamente sull’estetica della città, abbiamo bypassato il problema utilizzando delle etichette da applicare ai citofoni» spiega Simone Majeli, titolare di RentAll Como.
«Identificazione biometrica»
Il termine ultimo per l’adozione del codice segue di poche settimane la circolare del ministero dell’Interno che ha ricordato ai gestori delle strutture ricettive non alberghiere l’importanza di verificare de visu - ovvero faccia a faccia - la corrispondenza dell’identità degli ospiti con i documenti che vengono poi girati alla Questure, per i dovuti controlli di sicurezza. Una circolare che ha, in qualche modo, segnato il destino delle keybox (cassette contenenti le chiavi, con apertura a combinazione per il check in a distanza degli ospiti) di cui Como, come tante altre città, è più che piena. «Abbiamo sistemi biometrici, come quelli delle banche, che tramite videochiamata e codice Otp permettono di fare questa verifica senza andare di persona - specifica però Majeli - Sono sistemi adoperati anche per aprire un conto corrente, perché non dovrebbero andare bene per le strutture extra alberghiere? Una delegazione lo ha chiesto ieri al ministro Piantedosi. Il futuro, comunque, sarà sempre più senza keybox, anche se non sono state esplicitamente vietate, troveremo altre soluzioni».
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