
Cronaca / Como città
Sabato 29 Marzo 2025
Stadio, no al progetto da cento architetti. C’è anche Libeskind
Dibattito Lettera a Comune, Como e Soprintendenza: «Pregiudica il contesto e le visuali. Fermatevi subito». Tra i firmatari Terragni, Zecchi, Biondillo e Renzo Rosso
Un appello, firmato da oltre cento tra architetti e intellettuali, per invitare «la società calcistica Como 1907 con l’amministrazione comunale ad abbandonare in autotutela il progetto proposto di trasformazione dello Stadio Sinigaglia».
Il documento che vede anche la firma dell’archistar Daniel Libeskind, che a Como ha firmato l’opera in fondo alla diga foranea “The life eletric”, è stato inviato al sindaco Alessandro Rapinese, al Como 1907 e per conoscenza, a Soprintendenza e ministero della Cultura. È scritto in italiano e in inglese e sottoscritto da personalità di undici Paesi, dall’Australia agli Stati Uniti, dall’Europa al Sud America, tra cui Aaron Betsky, Rafael Moneo, Angelo Torricelli, Alessandro De Magistris, Renzo Rosso, Stefano Zecchi, Gianni Biondillo oltre ai comaschi Attilio Terragni, Mario Di Salvo, Roberta Lietti.
Museo a cielo aperto
Accanto a una foto storica scrivono: «L’area della città di Como intorno ai giardini a lago è un museo a cielo aperto di architetture moderne – si legge – con il Monumento ai Caduti di Giuseppe Terragni su schizzo di Antonio Sant’Elia, lo stadio di Giovanni Greppi e la Casa del Balilla con piscina coperta di Gianni Mantero (oggi riunite nel complesso sportivo stadio Sinigaglia), il Novocomum e Casa Giuliani-Frigerio ancora di Terragni, la sede della Canottieri Lario ancora di Mantero, ed anche il palladiano Tempio Voltiano di Federico Frigerio».
Poi mettono alcuni prospetti e rendering del progetto di riqualificazione (che è ancora alle fasi iniziali e, come ha più volte ribadito il club, si tratta di un concept) e aggiungono: «Apprendiamo con sconcerto che la società calcistica Como 1907, in accordo con il Comune, vorrebbe intervenire sullo stadio Sinigaglia, con un progetto per oltre 15mila spettatori e con l’aggiunta di alte coperture, ingenti volumetrie e svariate funzioni tra cui negozi, ristoranti, roof-top bar e un hotel. Tale intervento pregiudicherebbe, oltre che la struttura esistente, anche gli spazi pubblici dei giardini e del lungolago, nonché i rapporti e le visuali con le vicine architetture di pregio e con il contesto paesaggistico nel suo complesso». Da qui l’appello a trovare un’altra collocazione, nonostante il recupero sia inserito nel Pgt approvato negli anni scorsi e l’attuale sindaco abbia più volte ribadito la volontà di procedere con un restauro radicale. I firmatari parlano invece di «imprescindibile necessità di individuare una nuova area per un nuovo stadio» e chiedono a Comune e Como 1907 di «abbandonare in autotutela il progetto proposto individuando un’area idonea, in vicinanza delle necessarie infrastrutture alla scala territoriale e senza pregiudizio del contesto paesaggistico e dei capolavori di architettura moderna del lungolago».
«Invasivo e pervasivo»
Lo scrittore Gianni Biondillo parla di «progetto invasivo e pervasivo» e definisce «pericoloso il modo di immaginare uno dei piccoli capolavori dell’urbanistica del Novecento, la piccola città dello sport, esempio di urbanistica e architettura studiata in tutto il mondo. Veramente è quello di cui Como ha bisogno e in questa forma? Chiediamo che si fermino per salvare qualcosa che andrebbe irrimediabilmente perduto».
«Possibile - prosegue - che tutto sia ridotto al calcio e agli investitori stranieri? Como deve diventare una capitale del mondo del Razionalismo, basta pensare in modo provinciale. Qui è come mettere uno stadio moderno in piazza San Marco. Abbiamo demolito chiese barocche e adesso siamo dispiaciuti, attenzione a cosa si fa perché poi non si torna indietro». Roberta Lietti, presidente dell’Archivio del design di Ico Parisi chiarisce: «Ho aderito perché quell’area è di enorme pregio architettonico e il progetto mi sembra molto invasivo, soprattutto per il Monumento ai Caduti. Io mi baso su quello che si capisce dai disegni e mi chiedo se non sia il caso di procedere con una revisione. Mi sembra di vedere che quasi tutti gli stadi in Italia sono costruiti fuori dal nucleo urbano, qui siamo in pieno centro. L’ideale sarebbe portarlo fuori, ma comprendo che questo discorso ormai è superato, quindi auspico una riprogettazione dello stadio attuale prima di avventurarsi in qualcosa di così impattante. Siamo in una zona unica al mondo, dove sono concentrate attività sportive con una storia centenaria e che mi sembrano soffocate dal progetto».
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