Stadio, opere in ritardo. In bilico l’esordio con il Bologna?

Corsa contro il tempo Telecamere, tornelli, barriere per il pubblico dei distinti: tanti lavori ancora da ultimare. Si spera nell’ennesima deroga

Al netto di ottimismi e proclami, il verbale di sopralluogo di martedì al Sinigaglia è tutto fuorché un testo di successo. Al punto che, quasi certamente, per mercoledì prossimo - giornata cruciale per l’eventuale via libera al primo match casalingo del Como, il 15 settembre con il Bologna - non tutte le prescrizioni imposte a fine primavera a società e Comune saranno soddisfatte. E già bisogna confidare alle deroga della deroga.

Regna il silenzio, sulle due ore di sopralluogo alla presenza di sindaco, vigili del fuoco, vicario di prefetto e questore, per verificare l’andamento dei lavori allo stadio in vista dei tre appuntamenti decisivi della settimana prossima: quello di lunedì pomeriggio con la Questura, di mercoledì con la Commissione provinciale di vigilanza sui pubblici spettacoli e infine di venerdì con la Lega Serie A per l’omologazione del Sinigaglia. Un silenzio foriero di preoccupazioni, in realtà. Perché il sopralluogo di martedì, che sarebbe servito soltanto per eventuali piccoli aggiustamenti, ha portato alla luce l’esigenza di accelerare su una serie di lavori.

Due degli ostacoli ai via libera necessari per vedere i ragazzi di Fabregas in riva al lago tra poco più di due settimane, coinvolgono il Comune. Gli altri, invece, la società. Proviamo a ricapitolare.

Telecamere

Uno dei capitoli che maggiormente avrebbe lasciato perplessi gli osservatori di Prefettura e Questura riguarda la richiesta di telecamere di sicurezza all’esterno dello stadio. Se quelle all’interno sono tutte state realizzate, così come quella che punta all’esterno su via Vittorio Veneto (tutti lavori, questi, di competenza della società), e manca soltanto la verifica di mezza in opera, mancano i due terzi degli impianti chiesti al Comune per coprire il tragitto dei tifosi ospiti da Lazzago alla zona stadio. La Questura aveva chiesto in totale 18 telecamere. Di queste: quattro sono state piazzate e sono pronte (tra le queste quelle posizionate dal Como su via Vittorio Veneto), due sono da riposizionare ma ci sono, tutte le altre mancano.

Già nelle scorse settimane Palazzo Cernezzi aveva fatto sapere che difficilmente avrebbe potuto coprire l’intero percorso, ottenendo una deroga con il vincolo di realizzarne almeno 9 considerate cruciali, soprattutto in vista dell’incontro casalingo con il Verona del 29 settembre. Di queste ne mancano completamente tre.

Barriere esterne

La Questura aveva imposto, inoltre, la realizzazione di transenne frangifolla in viale Puecher per creare corridoi separati tra i tifosi della curva Como e del settore distinti. Per questo tipo di lavori era prevista la realizzazione di fori nell’asfalto per il posizionamento delle barriere il giorno della partita: di quei fori, neppure l’ombra. A meno che - ma non risulta - il Como opti per transenne come quelle antiribaltamento dei concerti (sempre che vengano ritenute idonee), il Comune ha tempo fino a lunedì pomeriggio per realizzare i fori. Quel giorno lo stadio dovrà essere vestito a festa, ovvero fatto trovare come se dovesse giocare il Como in occasione del sopralluogo della Questura.

Area prefiltraggio

Qualche rilievo è stato sollevato anche sui nuovi tornelli dell’area prefiltraggio. A martedì, infatti, ne mancavano ancora alcuni all’appello e pure questi dovranno essere posizionati entro lunedì prossimo per consentire la verifica di compatibilità.

Oltre a questo: non è piaciuta la rete divisoria tra il settore distinti e la curva ospiti (ma non dovrebbe essere ostativa per il via libera) e mancano delle opere edilizie nella zona dei distinti, che la società ha assicurato saranno ultimate entro il sopralluogo della Commissione di vigilanza. Insomma: di lavori da fare ce ne sono e, quasi sicuramente, alcuni di questi (soprattutto l’installazione delle telecamere) non saranno eseguiti per tempo. La speranza è di ottenere una deroga nella deroga. Meno sei giorni. Bisogna correre.

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