Stalking e maltrattamenti in famiglia. Un ammonimento a settimana a Como

In difesa delle donne Aumentano i provvedimenti contro persecutori e molestatori. Il questore: «In questo modo cresce la prevenzione»

Punire, certo. Ma anche prevenire, prima che situazioni di tensione e di crisi sfocino in reati. O, peggio, in tragedie. C’è una terra di mezzo, nella delicatissima problematica della tutela dei soggetti deboli, ed è quella che riguarda tutti i comportamenti che sfiorano il reato penale ma ancora non lo sono. E in quella terra di mezzo il problema principale è, ovviamente, la tutela della vittima. È qui che si inserisce l’ammonimento del questore per chi perseguita o maltratta o, ancora, per chi si macchia di vendette a sfondo sessuale (il cosiddetto revenge porn).

I dati

Dall’inizio dell’anno la Questura di Como ha emesso ben 26 ammonimenti, una media di uno alla settimana. Un dato elevatissimo se si pensa che nel 2023, nell’arco dei 12 mesi, i provvedimenti firmati dal questore erano stati 11.

«Ormai da tempo – spiega il questore Marco Calì – la polizia ha sviluppato una grandissima sensibilità e competenza anche psicologica, per quel che riguarda l’iter investigativo sui reati contro soggetti deboli. Ora lo sforzo è anche preventivo» e qui si inserisce l’ammonimento del questore. Spesso le vittime non se la sentono di denunciare o, talvolta, gli atteggiamenti contestati, non sono tali da far scattare un’accusa penale. È qui che scatta il provvedimento preventivo: «Da un lato c’è la possibilità, per la vittima che non vuole formalizzare querela, di chiedere l’intervento del questore per interrompere una condotta persecutoria. Dall’altro esiste la possibilità di procedere d’ufficio, in caso di violenza domestica».

Lo scorso anno la Procura ha aperto 383 fascicoli per i cosiddetti reati da codice rosso: violenze sessuali, stalking, maltrattamenti in famiglia, revenge porn. Di questi per 183 sono state avanzate richieste di archiviazione, non necessariamente perché il fatto non fosse stato commesso, ma anche perché quel fatto non era sufficiente per essere considerato un reato. E qui entra in gioco l’ammonimento.

I risultati

«Ovviamente non parliamo di un atto discrezionale – sottolinea ancora il questore – perché l’ammonimento richiede garanzie e riscontri. E qui interviene il lavoro della Divisione Anticrimine che compie una vera e propria istruttoria». Alla fine degli accertamenti, se emergono comportamenti meritevoli di sanzione, scatta il provvedimento. Ma in concreto, cosa significa venire ammoniti? «La sua importanza è connessa con la capacità di dissuadere la persona a proseguire con i suoi atteggiamenti. Per quanto riguarda la nostra realtà – spiega Marco Calì – i dati sono molto positivi perché i casi di recidiva sono stati molto pochi. E l’ammonimento è stato in grado di interrompere preventivamente comportamenti che, se fossero proseguiti, avrebbero potuto sfociare in reati».

Il fatto che i numeri siano così aumentati quest’anno, secondo il questore, non è necessariamente un dato negativo: «Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, ovvero: c’è più consapevolezza nell’uso di questo strumento da parte delle vittime. Ma esiste anche un vaglio molto attento, da parte delle volanti e dell’Anticrimine, di tutti quegli eventi che rappresentano un campanello d’allarme e sui quali è possibile, per il questore, intervenire d’ufficio». Ma c’è un ulteriore aspetto, che non va sottovalutato: quello psicologico. Per le vittime, ma non solo. Per quanto riguarda le vittime: «La rete antiviolenza di Como – ne è certo il questore – è un elemento indispensabile per la tutela di chi denuncia e segnala. La collaborazione tra rete e istituzioni è ottima e l’attivazione avviene sempre ed è importantissima». Ma all’orizzonte si apre una fase in più: «Quanto prima sarà avvitato il “protocollo Zeus”. Ovvero un’attenzione non solo verso la vittima, ma anche nei confronti dell’autore di comportamenti di disvalore, da sottoporre a un percorso di recupero ed elaborazione psicologica».

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