Il comasco strangolato in Moldavia: «Ci voleva molta forza, è stato un uomo»

L’inchiesta La relazione del medico legale che ha fatto l’autopsia: nessun dubbio, è stato ucciso. Il pubblico ministero di Roma ha chiesto e ottenuto una perizia sullo smartphone della vittima

Chi ha strangolato Franco Bernardo, 62 anni comasco ucciso un mese fa in Moldavia, doveva quasi certamente essere un uomo. Perché la forza esercitata per togliere la vita al pensionato originario di Lipomo ma residente - per anni - a Tavernola, è stata tale da causare lesioni interne che sono andate ben oltre al semplice soffocamento.

Si tratta di un piccolo passo avanti nell’inchiesta che la Procura di Roma, con l’apposita sezione dei Ros dei carabinieri creata per indagare sui delitti commessi all’estero con vittime cittadini italiani, sta portando avanti da quando il corpo di Franco Bernardo è rientrato in Italia.

I risultati dell’autopsia sul corpo dell’uomo strangolato

Il medico legale Giovanni Scola, che ha eseguito l’autopsia sul corpo del pensionato comasco, ha depositato nei giorni scorsi la sua relazione. Dalla quale emergono chiaramente tre elementi. Il primo: siamo chiaramente di fronte a un omicidio volontario. Probabilmente non premeditato, ma sicuramente un delitto. Il secondo: chi ha stretto le mani al collo del signor Bernardo fino ad arrivare a ucciderlo, era dotato di una discreta forza. Quindi l’ipotesi più accreditata - per non dire che si tratta di una certezza - è che l’autore dell’omicidio sia un uomo. La terza: la vittima ha tentato di difendersi, ma senza riuscire a opporre particolare resistenza.

La relazione finale dell’autopsia rende ancora più inverosimili le telefonate iniziali fatte da una voce femminile ai famigliari di Franco Bernardo. Dall’altro capo, si sospetta, la donna con cui da qualche tempo il pensionato aveva allacciato una relazione. Moldava, 55 anni, addetta delle pulizie in un hotel di lusso di Como, la donna viveva con il signor Bernardo a Cerano Intelvi, negli ultimi tempi. Se fosse o meno lei l’interlocutrice della famiglia, non è certo. Si sa però che la donna aveva fornito una versione sulla morte del comasco che cambierà almeno un paio di volte, nel corso di pochi giorni. L’annuncio della tragedia, peraltro, era stato accompagnato anche da una richiesta allarmante: «Se volete possiamo aiutarvi a far rientrare la salma in Italia, ma ci servono 100mila euro».

La perizia sul telefonino della vittima

Per cercare di vederci più chiaro, su quanto accaduto tra fine maggio e inizio giugno in quel di Soroca, paese moldavo ai confini con l’Ucraina, la Procura di Roma ha disposto un accertamento tecnico irripetibile sul telefono cellulare della vittima.

Lo smartphone è tra gli oggetti che sono stati inviati alla famiglia e che, di conseguenza, non è ancora nelle mani delle autorità moldave. Si spera che l’analisi del telefonino possa fornire una serie di risposte utili all’indagine. In particolare la posizione dell’apparecchio quando è avvenuto l’omicidio (su questo punto un aiuto arriva sicuramente dal referto del pronto soccorso con gli orari di arrivo in ospedale del signor Bernardo), il contenuto degli ultimi messaggi inviati e ricevuti, gli ultimi contatti telefonici della vittima. La speranza è quella di ricostruire e identificare le persone con le quali si trovava Franco Bernardo la sera della tragedia.

Un’inchiesta tutt’altro che agevole, che oltre ai Ros e alla Procura di Roma vede coinvolta anche la magistratura di Soroca che ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di «omicidio per negligenza», che farebbe pensare ad un parallelismo con l’omicidio colposo.

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