Studenti dell’Insubria nell’inferno di Valencia: «Qui c’è grande paura»

Il disastro Agata e Samuel, da Como alla Spagna: «Difficile rendersi conto di quello che è accaduto. Mancano acqua e parecchi generi di prima necessità»

Sono numerosi i comaschi che si trovano a Valencia in questi giorni, chi per lavoro e chi per studio e tra questi ci sono anche una decina di studenti dell’Insubria. Come confermato dai docenti che, non appena si è saputo quello che stava accadendo, si sono messi in contatto con loro, nessuno è fortunatamente stato coinvolto nell’alluvione perché si trovano tutti in altre parti della città meno colpite, ma stanno comunque vivendo da vicino la situazione.

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La situazione

«Io mi trovo in un Comune appena fuori, a nord della città - racconta Samuel Wako, studente di fisica all’Insubria e ora in Erasmus proprio a Valencia -. La situazione è divisa in due: se stai nella parte a nord del fiume, del Turia, è come se non fosse successo praticamente nulla, non ha nemmeno piovuto tanto, a sud invece la situazione è disastrosa. Qui quasi non ci si rendeva conto di quello che stava accadendo. Nella mia stanza entra qualche goccia d’acqua quando piove tanto e questa volta non è successo. L’atmosfera è sicuramente pesante, si sente che è successo qualcosa di gravissimo, ma qui non ci si rende tanto conto nonostante a pochi chilometri sia un disastro, anche se gli effetti si sentono. Sono andato a fare la spesa e mancavano i beni di prima necessità: acqua, riso, uova e carne, sono stati presi d’assalto i supermercati».

E aggiunge: «C’è molta paura, si percepisce anche passeggiando per strada. Del resto ha piovuto tanto, qui non sono così abituati perché non piove quasi mai: quando sono arrivato non avevo l’ombrello e mi dicevano che era inutile prenderne uno. I fiumi sono esondati e hanno portato il fango. Lunedì sono andato in università, ma da martedì ci hanno fatto rimanere a casa. Mi sono chiesto se fosse normale che per la pioggia ci fosse questa limitazione. Forse da molti è stato sottovalutato, ma in effetti qui a Valencia nord non è successo nulla. Io rimarrò fino a fine gennaio, non ho dubbi sul fatto di non lasciare la città».

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Sulla via del ritorno

Agata Conti, anche lei studentessa comasca in Erasmus, è rimasta a Valencia proprio fino a martedì mattina e poi è rientrata, ma la sua partenza era già in programma. «Sono riuscita a partire per l’Italia martedì - conferma la ragazza - e quindi prima che bloccassero tutti i mezzi e gli aerei, prima del grosso danno. Sono stata fortunata perché il mio viaggio era già in programma ed è capitato proprio in questi giorni. Non ho quindi vissuto le cose in prima persona, anche se comunque in generale è stata colpita più la zona a sud, un pochino fuori dalla città. In centro non ci sono stati grandi disagi, questo è quello che mi hanno detto gli amici rimasti lì. Siamo stati molto fortunati da questo punto di vista. L’Università di Valencia ha mandato l’avviso che sarebbe rimasta chiusa già lunedì sera, appunto perché erano previste queste piogge e noi eravamo abbastanza stupiti, anche perché quella di lunedì era una pioggia debole. Lì però non piove mai, il terreno è arido e friabile e quindi non assorbe l’acqua. Da questo punto di vista sono stati molto pronti per il fatto di aver chiuso già la sera prima, mi è sembrata una cosa molto positiva».

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