Stupefacenti e soldi: la lotta ai trafficanti è questione di fiuto

Reportage Un giorno con l’Unità cinofila della Finanza: ecco come operano i cani che vigilano sui nostri confini. Grazie a loro intercettati 35 kg di droga lo scorso anno

Il senso di Anima per la neve, è il fiuto. Se sente odore di cocaina (ma anche eroina, hascisc o marijuana) si piazza davanti al “corriere” e non si muove più. Nessuna aggressività. Nessun nervosismo. Semplicemente si siede e non c’è verso di farla spostare di lì. Il solo modo è lanciarle una pallina con la corda, il suo gioco preferito (e questo guai a chi lo tocca).

Anima è un Malinois, o pastore belga. È uno dei cani antidroga dell’Unità cinofila della Guardia di finanza di Ponte Chiasso. Unità composta da sei cani: cinque specializzati nella ricerca di sostanza stupefacente, uno - l’unico pastore tedesco - è invece un “cash dog”, ovvero i cani che fiutano la cellulosa dei contanti. Grazie a lui, lo scorso anno, i finanzieri di Ponte Chiasso hanno intercettato quasi un quarto di milione di euro trasportati nei doppifondi delle auto degli spalloni di valuta.

La lunga storia delle Unità cinofile in Guardia di finanza comincia proprio qui, nel Comasco. Risale al 1952 l’istituzione della prima squadra specializzata nell’utilizzo del fiuto dei cani per intercettare merce di contrabbando. Quartier generale lo storico allevamento di Capiago Intimiano, smantellato ormai quasi vent’anni fa. Oggi esiste solo un centro di allevamento e addestramento è a Castiglione del Lago, in Umbria.

Jumper, il “cash dog”

A Ponte Chiasso sono in servizio nove finanzieri addetti all’Unità: otto conduttori e un istruttore. Quest’ultimo è il maresciallo Ciro Giordano. Con il colonnello Cristiano Palmerini, comandante di Ponte Chiasso, ci accompagna a scoprire l’attività dei cani il cui fiuto, lo scorso anno, ha permesso di intercettare 35 chili di droga e 220mila euro in contanti (più altri ventimila circa quest’anno).

«Per loro è un gioco - spiegano - E infatti quando riescono a individuare chi lo stupefacente, chi il contante il premio è una pallina o un manicotto di stoffa, con il quale il conduttore si mette a giocare con loro».

Jumper è un pastore tedesco specializzato nella caccia al tesoro. Utilizzato spessissimo al valico, soprattutto quello autostradale di Brogeda, ispeziona auto e autobus di passaggio grazie al fiuto. E quando punta l’obiettivo si ferma, tira qualche “musata” nel punto giusto e fa capire al suo conduttore (il brigadiere Fabrizio Civitillo) di aver trovato qualcosa. «Li si addestra utilizzando bussolotti di banconote macerate, che ci arrivano periodicamente dalla Banca d’Italia». Anche lui, come Anima, non “raspa” con la zampa, non abbaia né tantomeno morde: «Ci capita spesso di ispezionare auto anche di valore. E ovviamente non possiamo permetterci di fare danni». In realtà lo stesso vale anche per i cani antidroga.

L’addestramento

Ma come si addestra un cane a fiutare i grandi traffici? «L’addestramento dura tra i sei e i sette mesi. E partecipano anche i conduttori, che poi lavoreranno con il cane - spiegano i finanzieri dell’Unità cinofila di Ponte Chiasso - Il concetto di fondo è proporre un dato comportamento alla percezione di un particolare odore. Si inizia con il classico gioco lanciato, si invita il cane ad andare a recuperarlo e a portarlo, quindi viene premiato. Poi il gioco si nasconde e lui deve trovarlo. Quindi lo si nasconde con ciò che si vuole che fiuti: la droga o la cellulosa dei soldi. Infine si toglie il gioco e si lascia solo o droga o cellulosa. E ogni volta che viene trovato, lo si premia».

Insomma, fermare i trafficanti è un gioco da cani. Un gioco maledettamente serio.

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