Cronaca / Como città
Giovedì 18 Aprile 2024
Detenuto al Bassone inala il gas di una bomboletta da campeggio e si toglie la vita
Numeri in crescita Era scappato a settembre dall’ospedale San Paolo di Milano: ieri sera, nella casa circondariale di Como si è tolto la vita usando una bomboletta del gas. Con il suo i suicidi in carcere dall’inizio dell’anno salgono a 32
Un uomo di 32 anni, di origini palestinesi, si è suicidato nel carcere del Bassone a Como inalando il gas di una bomboletta da campeggio intorno alle 21 di mercoledì 17 aprile. La segnalazione arriva dal sindacato penitenziario Uilpa. L’uomo era evaso il 21 settembre del 2023 dall’ospedale San Paolo di Milano, gettandosi da una finestra posizionata al secondo piano e ferendo un agente che aveva tentato di bloccarlo ed era caduto battendo la testa, per poi essere ricoverato in gravi condizioni. Il 32enne quindi era stato condotto al Bassone.
Il detenuto è stato trovato senza vita nella sua cella ieri sera, dopo che già diverse volte, negli scorsi mesi, aveva tentato il suicidio. La sua morte porta a 32 il numero totale di detenuti che si sono tolti la vita in Italia dall’inizio del 2024: un numero in continua crescita su cui si stanno concentrando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo scorso marzo ha detto, ricevendo la polizia penitenziaria al Quirinale, che serve intervenire con «misure urgenti», e il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Le drammatiche condizioni delle carceri italiane
«Tutto ciò è l’emblema dello stato drammatico delle carceri, frutto di politiche inadeguate, miopi, incompetenti dei governi che si sono succeduti negli ultimi 25 anni» è il commento invece di Gennarino De Fazio, segretario di Uilpa.
Il XIX rapporto Antigone sulle condizioni di vita nelle carceri, pubblicato a fine 2023, ricorda che il 2022 è passato alla storia italiana come l’anno con più suicidi in carcere di sempre: i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 85, ovvero un tasso pari a 15,4 casi ogni 10mila detenuti. Ma i numeri del 2024 sembrano promettere uno scenario altrettanto drammatico, considerando anche il peggioramento rispetto al 2023, hanno che ha visto la morte per suicidio di 69 carcerati, come si può verificare sui dati raccolti da Ristretti Orizzonti e da altre associazioni che si occupano di carcere e contenuti nel dossier “morire in carcere”.
I garanti territoriali delle persone private della libertà personale hanno spiegato che «la maggioranza dei detenuti vive, per oltre 20 ore al giorno, in celle sovraffollate, dalle quali esce solo nelle ‘ore d’aria’». Sempre i garanti hanno sottolineato come simili condizioni siano contrarie ai principi stabili dalla Carta costituzionale e dell’Ordinamento penitenziario. «È necessario riempire di senso il tempo della detenzione, offrendo più attività culturali, lavorative, sportive e ricreative - hanno sottolineato - Le relazioni familiari e col volontariato devono essere potenziate anche con più colloqui, telefonate, videochiamate. È necessario personale specializzato (psicologi, educatori, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori linguistici) che dia ascolto ai detenuti e ne riesca a cogliere le ragioni di intollerabile sofferenza».
- Un progetto di volontariato realizzato da cittadine comasche con le detenute al Bassone si è da poco concluso e diversi altri sono in programma: ne abbiamo scritto qui.
I numeri in crescita
Nel solo mese di gennaio 2024 le persone che si sono tolte la vita nelle carceri italiane sono state 13: dal 5 al 31 gennaio una ogni due giorni. Impiccagioni, sciopero della fame o, come nel caso del detenuto al Bassone che si è tolto la vita ieri, l’utilizzo di gas: i casi si verificano da un capo all’altro d’Italia. Secondo l’associazione Antigone, i casi di suicidio che si verificano all’interno degli istituti penitenziari sono 23 volte superiori rispetto ai casi di suicidi commessi da persone in libertà.
Molti paesi europei prevedono una figura di garanzia dei diritti delle persone private dalla libertà e in Italia un percorso iniziato nel 1997 ha portato all’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, alla fine del 2013, mentre nel 2016 sono stati nominati e costituiti un ufficio e un collegio di riferimento. L’organismo statale monitora, visitandoli, i luoghi di detenzione per individuare le criticità e trovare soluzioni per risolverle. Sempre nel XIX rapporto Antigone del 2023 si legge che «nell’analisi elabora dal Garante nazionale emerge anche la durata della permanenza in carcere. Questi dati raccontano come la maggior parte delle persone (50, ossia quasi il 60%) si siano tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione», con riferimento all’anno 2022.
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