Sul Lario sempre più caldo e alluvioni

Clima L’esperto: «Il lago mitiga i fenomeni più intensi, ma aumenteranno i temporali violenti e, con questi, le frane»

Aumento della temperatura media annua, pochi giorni di gelo, estati roventi ed estremi fenomeni temporaleschi che non saranno più un evento eccezionale, ma sempre più frequenti. Questo il preoccupante quadro tracciato dallo studio condotto da ilMeteo.it per il Corriere, che ha raccolto i dati degli ultimi 40 anni, suddivisi per ogni città. Per quanto riguarda Como, emerge che la temperatura media annua arriverà nel 2030 a 14,1°C, contro gli 11,3 del 1986 e i 12,8 del 2000. Per quanto riguarda i dati medi mensili, c’è stato un significativo aumento: basti pensare che in vent’anni, la temperatura è salita di oltre 3°C a gennaio, ottobre e dicembre, aumenti più lievi negli altri mesi.

Il futuro

La presenza del lago consente di mitigare il clima rispetto ad altre zone della Penisola, ma nemmeno da noi mancheranno le notti tropicali, attestate a 64 nel 2030. Nel 1986, erano solo 27. Il caldo estremo, ossia i giorni con temperature massime superiori ai 35°C, sarà limitato a una sola giornata, ma non si patirà nemmeno il freddo invernale, con le nevicate a bassa quota destinate a diventare sempre più rare: nel 2030 saranno infatti solo 21 i giorni di gelo, con minima inferiore a zero gradi.

Come detto, però, a preoccupare la nostra zona sono soprattutto i fenomeni temporaleschi, come conferma anche il tecnico meteorologo de ilMeteo.it Mattia Gussoni. «Se guardiamo il nord Italia o l’Italia in generale, Como è una delle città che sta subendo meno l’impatto del cambiamento climatico – spiega Gussoni -. Questo grazie alla sua posizione favorevole: il lago riesce a mitigare l’estate rovente, cosa che nella Pianura Padana non succede. Detto questo, comunque si verifica anche a Como un aumento delle temperature medie annue e questo rientra nel cambiamento in atto a livello mondiale. Anche se meno, ma comunque impatta. Gli inverni sono meno freddi rispetto ad anni fa e le estati sempre più calde. Questo più nella provincia che non tanto in città, dove abbiamo visto recentemente anche temporali particolarmente violenti con frane e alluvioni».

Con il caldo, infatti, aumenta l’energia potenziale in gioco, maggior evaporazione dei mari che significa più umidità nei bassi strati e maggiore calore come combustibile per i nubifragi; un mix micidiale per lo sviluppo di supercelle temporalesche, come quelle a cui purtroppo si è assistito in questi anni soprattutto sul lago, ma anche nella zona dell’olgiatese e del canturino.

Temporali e rischio frane

«In poche ore viene scaricata l’acqua di due o tre mesi – aggiunge il meteorologo - purtroppo questi eventi che prima erano rari o eccezionali, stanno diventando la regola, tutti i mesi li dobbiamo affrontare. Per qualsiasi persona che ha più di 20 anni, è impensabile non vedere più una nevica durante l’anno in città, ma fa parte del trend climatico in atto. Nevicherà sempre più in alta quota e in basso nulla, con problemi per gli impianti sciistici. Al momento non può esserci un’inversione di tendenza, questo andamento è dovuto all’aumento dei gas e dell’effetto serra causato dai combustibili fossili, bisogna trovare soluzioni alternative per fermare il cambiamento climatico in atto o sarà sempre peggio».

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