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Cronaca / Como città
Giovedì 06 Febbraio 2025
Suwarso e il sogno Sinigaglia: «Su tempi e modi decide la città, ma vedo consenso»
L’intervista Il presidente del Como, Mirwan Suwarso, e il nuovo stadio: «Sono felice perché sui social ho notato entusiasmo. Però siamo all’inizio»
«Cosa volete sapere? Del calcio mercato? Sono molto contento, non vedo l’ora di vedere i nuovi acquisti. Della squadra? Tutto procede bene». Scherza Mirwan Suwarso, presidente del Como. Seduto nella nuova lounge sotto lo stadio, con corridoi che sembrano quelli di uno chalet di montagna e che curiosamente richiamano la facciata della palestra di Mozzate, sa perfettamente che siamo venuti qui per parlare dello stadio. Per capire qualcosa di più rispetto a quanto visto il giorno prima nella conferenza stampa. Tra attesa, meraviglia, e dubbi (soprattutto sui tempi e sul peso specifico di quello che abbiamo visto). Gli abbiamo posto quelle che sono le domande di tutti.
Suwarso, soddisfatto della conferenza stampa in Comune in cui avete mostrato lo stadio?
Direi di sì. Ho percepito molta attesa, molto interesse sulla questione.
Lei sembrava molto rilassato, molto prudente, mentre Rapinese sembrava più eccitato...
Io sono sempre molto rilassato. Non mi agito. Rapinese è un ottimo partner, tutto ok.
Ci spiega cosa abbiamo visto? Come dobbiamo considerare quel modello mostrato nel rendering?
Come un concept, un’idea. Una base da cui partire.
Dunque potrebbe essere molto simile o molto diverso da quello che verrà realizzato.
Premessa: il nostro punto di partenza è che la città tifosa, dopo aver desiderato e ottenuto una squadra in serie A, mi pare abbia espresso il desiderio di una casa per gli spettatori più confortevole, più moderna, più al passo con i tempi. E così ci siamo messi al lavoro per idearne una.
Come?
Lo abbiamo fatto affidandoci ai massimi professionisti del settore per mettere su carta un modello che rispondesse alle basi di partenza, la location, le dimensioni. le restrizioni, i particolari architettonici, ed è nato questo concept. Serve a fare capire cosa può nascere lì. Ora in base alle controdeduzioni che la città farà, siamo aperti a modifiche e a presentare quello che più si addice ai desideri della città.
Come avverrà questa fase?
È un dibattito che deve avvenire tra la città e l’amministrazione. Noi in questo siamo spettatori. Siamo ospiti di questa città, vogliamo fare quello che la città vuole.
E se la città non volesse lo stadio?
Sarei sorpreso, perché sui social ho visto grande entusiasmo e l’assenza di criticità. Ma è ovvio che è una finestra molto ristretta. Detto questo, noi siamo soddisfatti dei 12.000 posti che siamo riusciti a ricavare dal vecchio Sinigaglia. Si potrebbe andare avanti anche così. Ma abbiamo sentito l’esigenza di mettere sul tavolo una proposta nuova che servisse anche all’area circostante.
La gente pensa che farlo in tre anni sarà molto difficile. Non perché non crede in voi, ma perché ha paura che la burocrazia italiana possa allungare i tempi.
Stiamo imparando a conoscere i tempi dell’Italia. Ognuno ha i suoi tempi e noi ci adattiamo. Siamo ospiti. Se non lo si può fare in tre anni, lo faremo in quattro o nel tempo che ci vorrà. Non è un nostro problema, siamo rilassati. Non possiamo preoccuparci di ciò che non possiamo controllare.
Davvero è così sereno?
Lo sono più o meno sempre.
Parliamo della capienza: 15mila spettatori sembrano pochi se confrontati alle ambizioni della società.
Quindicimila in teoria, potrebbero essere di più, ma la cifra si avvicina a quella ideale per una città di 80mila abitanti e per uno stadio nel centro cittadino. Sono studi fatti da chi ha realizzato il progetto tenendo presenti molti parametri.
Timore della gente: che possa essere uno stadio bomboniera, con tutti abbonati, magari a prezzi molto alti per farlo diventare un teatro, con sacrificio dei posti popolari.
Lo escludo. Intanto vorrei far notare che la scalata dalla serie D alla serie A non ha prodotto un innalzamento sconsiderato dei prezzi. Abbiamo mantenuto attenzione alle aree più popolari dello stadio e così sarà anche in futuro. L’attività commerciale di autosostentamento nel caso del nuovo impianto arriva più dalle aree commerciali che dalla vendita dei biglietti.
Sui suoi profili social sono comparsi particolari che alla conferenza stampa non si sono visti. Scorci creati con il computer,diversi da quelli visti nei rendering. Sono particolari inediti?
Oh (ride, ndr), non state dietro troppo ai miei social. Mi piace postare delle immagini, quelle che mi piacciono di più, materiale che era transitato sul mio telefono riguardo agli studi sullo stadio. Sono suggestioni, ma vi prego di non tradurle in ipotesi reali.
La via dei negozi, con la passeggiata, però sembra davvero quella del rendering.
Vi piace? Può essere reale.
Cosa pensate di metterci?
Ristoranti di sicuro, perché agli italiani piace mangiare e se ci fate caso, lungo la passeggiata verso Villa Olmo non è che ci siano tanti ristoranti. Poi una farmacia, un centro medico, una palestra. Cose che facciano vivere meglio i cittadini, che rendano questo luogo vivibile tutti i giorni.
Quei vetri in corrispondenza dei distinti fanno immaginare che quella possa essere la tribuna. La invertirete con i distinti?
No, assolutamente. Sono vetrate da cui gli spettatori potranno vedere il lago, ma la tribuna rimarrà quella attuale.
Non è curioso di vedere la reazione della città?
“Curiosity kill the cat”, diceva una canzone. Sono rilassato, aspetto con fiducia.
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