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Cronaca / Como città
Giovedì 27 Febbraio 2025
I medici tra burocrazia, stress e stipendi bassi: tanti pensano di lasciare
L’indagine Il 57% ha un livello di soddisfazione scarso e il 93% teme le conseguenze legali della professione. Aggressioni fisiche (o tentativi) riferite da uno su tre
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Sei medici su dieci sono insoddisfatti del loro lavoro, più di uno su due medita di abbandonare la professione.
Lo studio condotto dal sindacato dei dirigenti sanitari lombardi Anaao Assomed presentato ieri mette in evidenza profondi cambiamenti nella percezione della professione medica. Rispetto a pochi anni fa i camici bianchi in forze negli ospedali lamentano un maggiore carico di lavoro e di stress, più vincoli burocratici e informatici e sempre meno fiducia da parte dei pazienti.
Gli intervistati
Il campione esaminato e valutato dal dipartimento di Psicologia dell’università Bicocca comprende 1.369 medici, comaschi compresi, un numero rappresentativo per genere, fasce d’età e area professionale, dalle sale operatorie agli ambulatori.
«Più della metà, il 57% degli intervistati – si legge nella sintesi - hanno lamentato insoddisfazione lavorativa, in particolare per mancanza di una valorizzazione del personale (34%), seguita dalla difficoltà nel mantenimento di un equilibrio tra vita privata e attività professionale (27%) e dagli eccessivi carichi di lavoro (21%). La metà del campione (49%) ritiene che l’immagine pubblica del medico sia cambiata in peggio. Emerge, infatti, un’utenza meno disposta a fidarsi e affidarsi al professionista. Più del 60% dei rispondenti dichiara che l’utenza considera il medico come meno competente (70%) e disponibile sul piano umano (67%) rispetto al passato. La quasi totalità dei rispondenti (93%) teme maggiormente rispetto al passato le conseguenze legali della propria attività professionale e l’85% concorda con il fatto che oggi i professionisti tendono a prescrivere un numero maggiore di accertamenti per timore di inadempienza». Secondo l’80% dei medici ospedalieri le incombenze burocratiche, in particolare al computer, sono eccessive e per il 95% si riduce così il tempo da dedicare alle attività cliniche, come pure per l’85% la qualità dell’assistenza stessa. Per il 93% del campione la retribuzione non è all’altezza delle responsabilità della professione, per il 61% le aziende ospedaliere non valutano come dovrebbero il loro operato.
Disagio diffuso
Carichi di lavoro, deterioramento del rapporto medico-paziente, malcontento per le scelte dirigenziali: ecco perché il 53% degli intervistati medita di abbandonare la professione e il 25,8% ha in animo di lasciare il posto di lavoro entro i prossimi mesi.
«Nei vari ambiti legati al mondo del lavoro, emerge un disagio diffuso che tocca molteplici aspetti – commenta Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao - Sebbene molte di queste problematiche siano legate a fattori difficilmente modificabili, l’esperienza vissuta dai professionisti coinvolti potrebbe trarre beneficio da azioni preventive a livello primario e secondario. Tali interventi non solo potrebbero migliorare la qualità della vita degli operatori sanitari, ma anche contribuire a un miglioramento dei servizi clinico-assistenziali offerti ai pazienti».
«I risultati dell’indagine suggeriscono la presenza di un disagio trasversale – dicono Ines Giorgi e Edoardo Aiello, i due psicologi che hanno curato l’indagine epidemiologica - a differenti domini occupazionali ed individuali nella professione medica che richiedono un approfondimento in merito alle possibili determinanti». Se si sommano i giudizi negativi e parzialmente negativi, l’88% dei medici che hanno preso parte allo studio ritiene che rispetto al passato l’immagine pubblica del dottore sia cambiata in peggio.
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