Tassa di soggiorno: «No all’aumento, penalizza il turismo

Il caso La bozza del governo: 25 euro per gli hotel più cari. Luca Leoni: «Le risorse devono restare al settore». Dadati: «Basta balzelli, la bolla scoppierà»

Imposta di soggiorno fino a 25 euro a notte, a persona, per gli alberghi di lusso. Ma aumenti a cascata per tutte le categorie di accoglienza, alberghiera e non, con incrementi che potrebbero arrivare a cinque volte le tariffe attuali. È il modello di revisione della tassa di soggiorno a cui starebbe lavorando il governo e che ha già scatenato le proteste delle associazioni degli albergatori, tanto che ieri il ministero di Daniela Santanchè si è affrettato a far sapere che nulla è deciso, le interlocuzioni proseguono e se ne riparlerà a settembre.

Le nuove tariffe

L’idea è quella di rimodulare l’imposta - che viene pagata dai clienti al gestore dell’hotel e da questi girata al Comune - in proporzione al costo della camera: si partirà da un importo fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro e si sale ad un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi di extralusso (oltre 750 euro a notte). La tariffa da applicare all’interno del range di legge è materia di competenza delle singole amministrazioni comunali. Oggi la tariffa più alta, per esempio a Como - dove un aumento è stato deliberato già alla fine dell’anno scorso e si prevede un gettito per il 2024 di 3,2 milioni di euro - è di 5 euro. La bozza della norma inoltre prevede che gli incassi vengano destinati non solo ad interventi nel settore del turismo ma anche a raccolta e smaltimento dei rifiuti.

La voce della possibile modifica normativa ha già scatenato la forte opposizione delle associazioni di categoria, a cominciare da Federalberghi e da Confindustria Alberghi. E anche sul fronte locale la novità non piace per niente.

«Da parte nostra siamo assolutamente contrari - dice Luca Leoni, albergatore bellagino e presidente degli albergatori di Confcommercio - L’innalzamento proposto è esagerato, anche alla luce del fatto che sul nostro lago non sono pochi gli hotel della fascia più alta. Consideriamo anche che l’aumento delle commissioni dei Pos sarebbero a carico degli albergatori. Ma soprattutto le risorse devono restare a disposizione del settore del turismo, non si può lasciare ai Comuni la libertà di farne quello che vogliono».

Il distretto Centro-lago, che riunisce Bellagio, Menaggio e Tremezzina e gestisce in modo uniforme la tassa, ha deciso per esempio di destinarla, in parti uguali, all’arredo urbano, alle manifestazioni e alla promozione. «Tutto viene reinvestito nel settore: per esempio, abbiamo finanziato i pullman turistici. L’imposta deve restare una tassa di scopo, non un nuovo sistema per permettere ai Comuni di fare cassa» prosegue Leoni. Preoccupa anche l’affetto della continua pressione fiscale sul consumatore finale: «Il turismo sostiene il Pil e crea occupazione, come non vedere i rischi di un nuovo balzello che ricadrebbe sui conti dei nostri clienti?».

Risorse enormi

Contrario anche Fabio Dadati, a sua volta albergatore oltre che delegato al turismo nel consiglio della Camera di commercio: «Le risorse generate dall’imposta di soggiorno sono già molto importanti - dice - e figurano fra le maggiori voci di bilancio per le località, come quelle sul lago di Como, a forte vocazione turistica. Qual è la logica? Trovare alternative ai sempre minori trasferimenti dello Stato agli enti locali? Bisogna mettere un limite a queste dinamiche, e all’aumento continuo dei costi dei servizi in capo al consumatore finale. Non facciamo l’errore di dare per scontato che l’ubriacatura turistica continuerà con il trend attuale. Dopo lo stop della pandemia abbiamo assistito a un’esplosione inaspettata e dalle proporzioni enormi, ma prima o poi i flussi si fermeranno. Ci vuole equilibrio nella gestione dei prezzi: le bolle crescono, ma a un certo punto scoppiano».

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