Cronaca / Como città
Lunedì 28 Ottobre 2024
Tasse comunali sui ponti dell’A9: «Autostrade paghi 250mila euro»
La sentenza La società condannata a versare il canone di occupazione di suolo pubblico. Per sei anni ha omesso i pagamenti a favore del Comune
Autostrade per l’Italia deve al Comune di Como più di un quarto di milione di euro per non aver pagato la tassa di occupazione del suolo pubblico, dovuta in conseguenza della presenza di viadotti, ponti e piloni che attraversano la nostra città. E la decisione della Cassazione, che chiude la controversia tra Palazzo Cernezzi e la spa che gestisce l’Autolaghi, incide anche sugli anni successivi rispetto a quelli della sentenza (che si è fermata al 2018), per cui c’è da aspettarsi nuove cartelle esattoriali e un altro salasso di un quarto di milione di euro.
La battaglia legale
La sentenza della Cassazione è un intricato labirinto di richiami normativi e giurisprudenziali, ma la sintesi è chiara: l’ente comunale ha diritto a tassare la società privata che gestisce – a pagamento – tratti autostradali che occupano il suolo e il soprassuolo di quel comune.
Proviamo a ricapitolare la vicenda, cercando di mettere ordine. Nel novembre di sei anni fa Ica, la srl a cui Palazzo Cernezzi ha affidato la riscossione delle imposte, ha notificato ad Autostrade per l’Italia spa sei avvisi di accertamento per il pagamento di quasi 205mila euro a titolo di canone non versato per gli anni dal 2013 al 2018 per l’occupazione di suolo e soprassuolo pubblico. Il riferimento è ai ponti sulla Varesina, sulla via Per San Fermo, sulla via Bellinzona e in generale la presenza di piloni lungo tutta la tratta cittadina dell’A9. Oltre a quella cifra, Ica ha anche contestato il pagamento di sanzioni pari al 30% della somma contestata. Ne è scaturita una causa civile che ha visto soccombere Autostrade in tutti i gradi di giudizio.
In buona sostanza il Comune, quando è entrata in vigore la Cosap, il canone di occupazione di suolo pubblico, aveva approvato un regolamento in cui ha normato il pagamento della tassa. E ha ritenuto che anche la presenza di piloni e ponti che insistono sul proprio territorio impongono il pagamento di quella tassa.
I motivi della sentenza
Secondo la Spa che gestisce l’Autolaghi, invece, il Comune non poteva pretendere il canone. Per due motivi principali. Il primo: l’occupazione del suolo è figlia di una concessione statale per la costruzione e la gestione dell’autostrada, e non di una concessione del Comune. Di conseguenza «il Comune, per effetto della costruzione dell’autostrada, avrebbe perso la proprietà delle aree interessate». Il secondo: l’autostrada è un servizio per la collettività di cui, di fatto, il reale proprietario è lo Stato che, al termine della concessione ad Autostrade per l’Italia, riavrà a pieno titolo l’infrastruttura. Quindi, in quanto bene dello Stato, non sarebbe assoggettabile alla Cosap, la tassa per la concessione di suolo pubblico. O, in ogni caso, essendo attribuibile allo Stato l’occupazione, Autostrade non si sente in dovere di pagare il canone.
La Cassazione ha respinto tutte le rimostranze al mittente. Innanzitutto, scrivono i giudici romani, «l’uso dell’autostrada è subordinato al pagamento di una tariffa al gestore dell’opera e, quindi, non è libero, sicché il bene non è più nella disponibilità della collettività». Inoltre «il presupposto applicativo del Cosap è costituito dall’uso particolare del bene di proprietà pubblica ed è irrilevante la mancanza di una formale concessione quando vi sia un’occupazione di fatto del suolo pubblico». In sostanza «il Cosap è dovuto non in base alla limitazione o sottrazione all’uso normale o collettivo di parte del suolo, ma in relazione all’utilità particolare o eccezionale che ne trae il singolo». E di conseguenza «assumono decisivo rilievo e prevalenza (…) l’attività di gestione economica e funzionale del bene, effettuata dalla società concessionaria, e le finalità lucrative proprie dell’attività d’impresa svolte». Come dire: Autostrade grazie all’Autolaghi incassa i pedaggi, quindi ha finalità lucrative e per questo deve al Comune la tassa di occupazione del suolo pubblico.
«Va anche rammentato – si legge nella sentenza – che lo svolgimento di un’attività strumentale alla realizzazione di un fine pubblico non è sufficiente a giustificare l’esenzione dalla Cosap in quanto le disposizioni normative sono chiare nell’indicare la necessaria presenza di un ulteriore presupposto ai fini dell’applicazione dell’esenzione, ovvero che il soggetto occupante sia lo Stato». E infatti «anche laddove Autostrade fosse una società in house» ovvero con capitale pubblico «la scelta della forma privata comporta la necessaria applicazione del regime previsto per gli altri soggetti privati, al fine di non alterare il regime della concorrenza». Sul primo punto, infine, i giudici sottolineano che «l’aver pianificato la rete autostradale da parte dello Stato non esime la società concessionaria, che gestisce le autostrade, incassando i relativi profitti, dall’obbligo di pagare il Cosap per l’attraversamento dei pontoni sulle strade comunali o provinciali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA