Cronaca / Como città
Domenica 17 Novembre 2024
Tentato omicidio di via Bixio, 13 anni di condanna per Patellaro: «Colpì con la volontà di uccidere»
Giustizia Le motivazione della sentenza per il tentato omicidio di via Bixio. Un anno fa Patellaro ferì a coltellate la fidanza e convivente che sopravvisse
Colpi inferti «con violenza», come dimostrato del resto «dalla rottura del manico del coltello» poi trovato in due pezzi, insanguinato, appoggiato sul mobile della camera da letto. Fendenti in «rapida sequenza», almeno 15, diretti la maggior parte «verso organi vitali», colpi tutti «idonei a causare la morte della compagna», evento fatale che non si materializzò solo per «l’arrivo dei soccorsi» e di conseguenza per la bravura dei medici.
Con queste parole, nelle motivazioni che sono state depositate in queste ore in Tribunale a disposizione delle parti, il giudice dell’udienza preliminare Maria Elisabetta De Benedetto ha ricostruito il tentato omicidio della ex compagna per mano di Michael Patellaro, 26 anni, avvenuto all’interno di un appartamento all’ultimo piano di uno stabile all’inizio di via Bixio. Fatto di sangue che risale alla serata del 12 ottobre 2023.
La ricostruzione
Patellaro, assistito dall’avvocato Livia Zanetti, era stato condannato in abbreviato alla pena di 13 anni con un risarcimento provvisionale alla ex – da definire in sede civile – quantificato in 60 mila euro. La difesa, aveva cercato di puntare su quello che è il «recesso attivo», ovvero sul fatto che l’imputato, dopo le coltellate alla ragazza colta tra l’altro di sorpresa mentre dormiva, si era allontanato tornando tuttavia sui suoi passi chiamando i soccorsi. E proprio grazie a quei soccorsi la giovane si salvò, dopo un lungo ricovero in Terapia Intensiva al Sant’Anna. Quando gli agenti delle volanti arrivarono in via Bixio, infatti, Patellaro li attendeva sulle scale: «Ho fatto una cavolata... aiutatemi», disse ai poliziotti. Per poi confermare subito, davanti al pm, le sue responsabilità non sapendo però spiegare il motivo del gesto.
Anche prima dell’udienza l’imputato aveva chiesto scusa alla ragazza che si trovava di fronte a lui. Per il giudice tuttavia è vero che Patellaro tornò indietro dopo aver già raggiunto la stazione di Como San Giovanni, e che chiamò i soccorsi, «ma in precedenza aveva cercato di pulire il sangue in camera da letto, poi vista la difficoltà nel farlo si era allontanato per fuggire».
L’attenuante che non c’è
Passarono insomma tra i 30 e i 40 minuti prima che decidesse di «tornare sui suoi passi», «un lasso di tempo troppo ampio» per concedere l’attenuante del recesso attivo. Attenuanti che comunque alla fine erano state ritenute equivalenti alla aggravanti, e questo per il comportamento processuale, le ammissioni fatte, la richiesta di scuse e l’incensuratezza dell’imputato.
Il giudice ha poi avallato la piena capacità di intendere di Patellaro, come stabilito da una consulenza disposta dal pm Antonio Nalesso, dicendo che «mantenne la lucidità per cercare di assicurarsi l’impunità», tentando come detto di pulire il sangue, fuggendo con telefono e bancomat e infine mentendo anche alla vicina cui disse solo che la compagna era stata poco bene.
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