Cronaca / Como città
Venerdì 15 Maggio 2020
Test sierologici, oggi partono i privati
L’esperto: «Corsa inutile, non servono»
Da stamattina alla Synlab di viale Innocenzo: ci si mette in fila con il numerino - Chi risulta positivo alla ricerca degli anticorpi deve obbligatoriamente fare il tampone
Test sierologici, da stamattina tutti pronti a staccare il biglietto.
Ma gli scienziati restano scettici. Dopo il via libera dato dalla Regione ai laboratori privati per effettuare a pagamento ai cittadini il test per individuare gli anticorpi contro il coronavirus alcuni centri sono pronti a partire. In città ad esempio Synlab in viale Innocenzo inizia alle 10.30, è impossibile prenotare, vale l’ordine d’arrivo e bisogna fare la coda.
E’ così anche in diversi centri anche della provincia. L’accesso è contingentato perché il numero di analisi disponibili nell’arco della singola giornata è ridotto.
I test del sangue sono di due tipi. Uno per 35 euro più il costo del prelievo (circa 5 euro) individua gli anticorpi che testimoniano che il soggetto è entrato in contatto con la malattia ed in risposta ha sviluppato delle difese.
Un altro analizza oltre a questi anticorpi anche quelli che il corpo umano crea nella fase più acuta della malattia, il costo nel caso è pari a 62,5 euro oltre al prelievo. La delibera regionale obbliga i centri privati ad effettuare il tampone nel caso in cui le analisi degli anticorpi fossero positive.
Infatti, se il test degli anticorpi è negativo, vuol dire che la persona non ha mai incontrato il coronavirus. Invece se il test è positivo significa che, avendo degli anticorpi, il soggetto ha eretto delle barriere, ma potrebbe stare ancora combattendo contro la malattia e dunque risultare contagioso. Ecco perché serve il tampone.
Con l’analisi delle mucose è possibile capire se il virus è ancora presente. Il tampone nei vari centri privati ha un costo attorno alle 70 euro. Per le persone contagiose come ovvio scatta l’isolamento. I test sierologici danno un esito in 24, 48 ore.
Ma medici e virologi non approvano.
«No, anzitutto occorre capire quali test somministrano i tanti centri e laboratori privati - commenta Paolo Grossi, virologo dell’Insubria nella task force del ministero della Salute – Nelle scorse settimane molti privati hanno fatto il test rapido, quello con la goccia di sangue sul dito che finisce su una striscetta. Questi test sono privi di affidabilità, io sono freddissimo. Uno studio scientifico ha dimostrato che questi kit che funzionano in dieci minuti hanno una sensibilità del 18%. Alcuni scovano dei semplici coronavirus, una famiglia di virus molto comune, alcuni cugini del più famoso virus sono responsabili di semplici raffreddori. Così si creano pericolose false speranze, i contagiosi rischiano di risultare sani».
Diverso però è il discorso con i test più approfonditi che cercano gli anticorpi con un prelievo del sangue.
«Sì, però anche con il prelievo le analisi possibili sono diverse – dice Grossi – la semplice presenza di generici anticorpi testimonia che la persona si è ammalata, punto. Bisogna invece cercare quegli anticorpi che sono in grado di neutralizzare la malattia, di fermare il meccanismo di replica del virus. Ma comunque sia non abbiamo certezze sulla durata degli anticorpi, quanto a lungo perdurino nel nostro organismo. Se, quindi, possiamo ammalarci di nuovo. Dunque proprio non comprendo la corsa per fare questi test».
Per il professore l’esame sierologico ha un valore epidemiologico, serve a mappare i territori più o meno colpiti dal virus, è un’indagine statistica che portano avanti le Ats per conto della Regione.
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