Ticosa, 18 anni fa le ruspe e ancora nessuna certezza

Lo scandalo Nel 2007 partiva la demolizione, oggi il nodo resta la bonifica. Rapinese: «Tempistiche? Non ho l’ansia da prestazione di altri sindaci»

Esattamente diciotto anni fa come oggi quel che restava della vecchia tintostamperia Ticosa, che aveva dato lavoro a centinaia di famiglie comasche, veniva inghiottito dalle grosse tenaglie delle ruspe. Si avviava così la demolizione. Quel giorno, che avrebbe dovuto diventare storico per la città in termini di risoluzione del problema ereditato con l’acquisto della maxi area nel 1982, simboleggia in realtà il tentativo di riqualificazione che più era sembrato a portata di mano, ma che è poi naufragato sotto i colpi dell’amianto e della crisi economica.

L’addio al corpo a C oggi diventa maggiorenne. E per archiviare date e anniversari di tempo ce ne vorrà ancora. Almeno altri due anni e mezzo-tre, per essere ottimisti. Il futuro annunciato dodici mesi fa (presentazione il 30 gennaio 2024) dai vertici della società Acinque, che ha presentato un progetto per di trasformazione in un parco energetico, e dal sindaco Alessandro Rapinese si sta scontrando con il piano finanziario e, soprattutto, con il nodo della bonifica. Molto costosa la rimozione (un anno fa era stimata in 8 milioni, destinati a salire ancora) di tutto il materiale ritrovato nel sottosuolo, nella cosiddetta “cella 3” di 4.500 mq, contenente amianto. Già durante l’amministrazione Landrisicina le due gare indette erano finite con un nulla di fatto. Problemi procedurali prima e zero partecipanti poi, avevano di fatto bloccato tutto.

Il materiale nel sottosuolo

E adesso? Le bocche sono cucite ma il nodo è tanto chiaro quando complicato da risolvere. La bonifica pesa infatti da sola per poco meno di un terzo dell’importo complessivo del progetto (27 milioni). Ecco spiegato il perché si sta cercando di percorrere la strada alternativa, quella del cosiddetto “capping”, cioè non rimuovere il materiale ma metterlo in sicurezza sul posto, andando a “imprigionarlo” nel sottosuolo senza possibilità di dispersione. Unico limite è l’impossibilità di costruirci sopra delle residenze, ma questo non è previsto dal progetto che comprende 950 parcheggi con copertura di pannelli solari, spazi commerciali e un hub turistico. Su questa linea, al momento, non sembra però esserci accordo con gli Enti di controllo come Arpa, Ats e Provincia, che avevano avallato il precedente piano di bonifica. Ipotizzabile che una via d’uscita, qualunque essa sia, passi da altre analisi del sottosuolo anche per verificare l’esatta profondità a cui si trova il materiale con amianto e le condizioni di tenuta del terreno.

Tanti punti interrogativi

Da Acinque arriva un «no comment» mentre il sindaco non entra nel merito della situazione attuale e non si sbilancia sui tempi. «Una cosa è sicura – dice – e cioè che sia il Comune che Acinque sono assolutamente determinati a portare a termine “l’affaire” Ticosa. Al termine dell’analisi del piano economico finanziario che, ovviamente, riguarda non solo il nuovo regime delle tariffe della sosta che evidentemente porteranno un vantaggio al Comune di Como, procederemo. Non ho, rispetto ai miei predecessori, nessuna ansia da prestazione: l’unica cosa che mi interessa è, finalmente, sistemare quell’area». La richiesta di aggiornamento partita da Palazzo Cernezzi la scorsa primavera dopo l’introduzione dei nuovi costi (più alti) per la sosta doveva servire a rimodulare (verso il basso) il contributo pubblico. Ora, però, i milioni necessari per la bonifica sono il nodo più spinoso.

Il primo cittadino non sembra comunque preoccupato del ritardo accumulato in questi dodici mesi in quanto, secondo le previsioni, oggi si sarebbe dovuto avere il nome del concessionario (in seguito a gara) per poi proseguire con la firma del contratto, la redazione e la successiva approvazione del progetto esecutivo per arrivare ad avviare i cantieri (durata stimata in un anno) alla fine del 2025. Rapinese prosegue dicendo che l’intervento «avrà ripercussioni urbanistiche, porterà alla riqualificazione di tutta via Milano alta, via Anzani e viale Giulio Cesare, a una maggior fruibilità del centro storico oltre che ambientali perché, quando questa storia sarà finita, avremo lasciato alle spalle anche la questione della bonifica». Come detto non si sbilancia sui tempi e sull’obiettivo che era quello di scrivere la parola fine entro la fine del mandato (metà 2027). «Io reputo, ogni mattina in cui si alza il sole - conclude - di fare un passettino verso la soluzione del problema. Non voglio essere veloce e poi trovarmi con un pugno di mosche in mano, ma concreto, prendere il giusto tempo e arrivare alla soluzione».

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