Tiro a segno, spariti 12mila euro. La tesoriera finisce sotto accusa

L’inchiesta La donna chiamata a sistemare i conti è indagata per peculato. Per la Procura avrebbe intascato i contanti destinati invece al Poligono

La segnalazione alla Procura era stata fatta dalla Sezione di Como del Tiro a Segno Nazionale, ente pubblico territoriale che fa capo all’Unione Italiana Tiro a Segno. Dai conti, risultavano degli ammanchi di cassa e delle stranezze che non erano all’apparenza giustificabili. Anche al revisore era stato chiesto di verificare, ma la “coperta” – passata al setaccio più volte – non era bastata a “coprire” i buchi aperti, prima di circa 11 mila e 900 euro, poi di quasi 13mila (12 mila e 868 per la precisione).

L’inizio dell’indagine

Era nata così l’indagine portata avanti dal pubblico ministero Antonia Pavan che in queste ore ha chiuso la prima fase del lavoro, individuando una presunta responsabile e notificando la chiusura delle indagini preliminari. Tra i sospettati, iscritta sul registro degli indagati e accusata di peculato per l’ammanco, è finita una donna di 43 anni nata a Milano, Alessandra Castagliuolo, che all’epoca dei fatti – che sono precedenti al 18 aprile 2023 – era la socia addetta alla segreteria del Tiro a Segno di Como, struttura che si trova in via Belvedere dietro il Campo Coni.

La donna, da quanto è stato possibile ricostruire, era la responsabile della cassa ed era anche il tesoriere dello stesso ente pubblico, motivo per cui maneggiava il denaro che ruotava e finiva nei conti del Tiro a Segno. L’ipotesi di reato, trattandosi appunto di un ente pubblico, è quella di peculato. Va però subito detto, come sempre in questi casi, che siamo solo alla prima fase della vicenda, quella nata dalla segnalazione fatta dai dirigenti di via Belvedere.

Ora l’indagata avrà tempo di difendersi chiedendo anche di rispondere alle domande del pm per giustificare e spiegare nel dettaglio quelle che ad oggi sono le accuse. Solo in seguito sempre la Procura, ripreso in mano il pallino della vicenda, deciderà se proseguire o meno chiedendo il giudizio. Ma per tutto questo, in un senso o nell’altro, servirà ancora tempo.

L’ammanco

Al momento l’unica “fotografia” possibile è quella che è contenuta nelle ipotesi di reato che parlano appunto di peculato, ovvero di una appropriazione di denaro da parte di un pubblico ufficiale o di un incaricato di pubblico servizio, come appunto nel caso della socia addetta alla segreteria. La quarantatreenne per la Procura aveva obblighi di contabilità e doveva tenere aggiornati i registri cartacei e digitali, attività svolta nell’interesse dell’ente pubblico. Ma proprio con questa sua opera, secondo quella che è al momento l’accusa del pm Antonia Pavan, la tesoriera si sarebbe appropriata della somma di 12 mila 800 euro, somme di cui poteva disporre proprio in seguito al suo incarico.

Il Tiro a Segno Nazionale – Sezione di Como, in questa vicenda è parte offesa. La segretaria, da quanto è stato possibile appurare, già da tempo non lavora più in via Belvedere. Il fatto che viene contestato è aggravato – secondo l’ipotesi investigativa – dall’aver cagionato alla parte offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravità.

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