Tre anni e mezzo per l’accoltellamento fuori dalla discoteca

Il patteggiamento Accordo tra accusa e difesa sulla pena al maggiorenne che era in compagnia dell’accoltellatore

Tre anni e mezzo per un tentato omicidio. Se il giudice dovesse confermare l’accordo raggiunto tra accusa e difesa, questa sarà la pena a carico del ragazzo di Como di 19 anni accusato del concorso nell’accoltellamento di un giovane che con lui (seppur in un’altra compagnia) aveva trascorso la serata in discoteca. Un fatto di sangue avvenuto in via Sant’Abbondio, a metà strada tra il locale notturno (il “Venus”) e la Questura, che viene contestato in concorso anche ad un minore, 17 anni, che fu quello che materialmente colpì l’avversario con una coltellata.

L’avvocato di Niccolò Battistoni, il legale Alessandro Giussani, ha raggiunto un accordo con il pm Simone Pizzotti sui 3 anni e 6 mesi di pena, che tuttavia dovrà essere ratificato dal giudice in una udienza fissata per luglio e in cui la vittima, assistita dall’avvocato Arnaldo Giudici, si presenterà in aula. La difesa aveva anche chiesto la revoca dei domiciliari, ma il giudice Maria Elisabetta De Benedetto non ha accolto l’istanza concedendo solo l’autorizzazione ad allontanarsi da casa nella fascia oraria centrale della giornata.

Scarcerato l’accoltellatore

Novità arrivano anche dalla Procura Minorile. L’avvocato Andrea Marino Crepazzi che assiste il diciassettenne ha ottenuto la scarcerazione del proprio assistito dopo tre mesi e mezzo di detenzione al Beccaria. La misura è stata sostituita con quella della collocazione in una comunità.

Il fatto di sangue era avvenuto all’esterno della discoteca il 3 marzo. A rimanere ferito un ventenne di Como finito nel reparto di Rianimazione del Sant’Anna. Giovane che nemmeno aveva preso parte al litigio tra due gruppi di ragazzi – iniziato, solo a parole, dentro il locale – ma che era intervenuto in un secondo tempo.

Il minore arrestato aveva anche avvisato il rivale con cui stava litigando in discoteca: «Ti aspetto fuori, ho affilato il coltello». Il tutto pare per un banalissimo diverbio. L’inchiesta aveva però portato ad arrestare anche un maggiorenne che aveva preso parte alla lite pur senza essere armato. Il ruolo di quest’ultimo pareva marginale eppure la procura gli aveva comunque contestato il tentato omicidio. Secondo il pm infatti era a conoscenza che l’amico fosse armato, nonostante questo aveva preso parte al diverbio.

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