Tredici ore in pronto soccorso: «E non mi ha visto neppure un medico»

La denuncia Dolori addominali e sangue nelle feci: «Il dottore ha detto di andare in ospedale. Ma nessuno mi ha visitato»

Il più infuriato non è neppure lui, bensì il suo datore di lavoro. «Non è accettabile che una persona si presenti in pronto soccorso e venga lasciata lì così, per tredici ore. Fino a quando, esausto, decide di andarsene». Lui, il paziente, al momento, sembra più preoccupato che arrabbiato: «È stato il mio medico a dirmi di andare in pronto soccorso. Certo non l’ho fatto per piacere, ma perché i sintomi erano preoccupanti».

Il Pronto Soccorso sempre più ultima frontiera di una sanità in affanno. A raccontarlo sono l’architetto Davide Bredice, imprenditore canturino, e il suo dipendente, Luciano Bruccoleri. È il professionista, il primo a denunciare: «Da alcuni giorni il mio dipendente aveva forti dolori a stomaco, milza e fegato. Ieri (giovedì ndr) al mattino ha trovato sangue nelle feci e si è comprensibilmente preoccupato. Il suo medico gli ha suggerito di andare al pronto soccorso e io, ovviamente, gli ho dato subito il permesso. È arrivato al mattino ed è rimasto lì fino a oltre le 22.30 quando, stravolto, ha rinunciato e se nè andato».

Questa la ricostruzione dalla voce del diretto interessato: «Mi sono presentato alle 10.16 al Pronto Soccorso del Sant’Anna. Mi hanno accolto subito in accettazione, dove l’infermiere mi ha tastato l’addome, mi ha provato la pressione e mi ha dato un raccoglitore per l’esame delle urine. Alla fine mi ha dato un codice verde e io mi sono seduto in sala d’attesa».

Nessun esame

Le ore passano, ma questo Bruccoleri lo aveva messo in preventivo: «Verso le 15 mi sono ripresentato per chiedere se c’erano novità. L’infermiere, cambiato il turno, mi fa un’altra misurazione della pressione, mi tasta anche lui l’addome e quando vede il contenitore delle urine mi dice: “Lo butti via, ormai è passato troppo tempo”. Quindi sono tornato in sala d’attesa».

Questo fino a quando fuori non si è fatto buio. E così è tornato a bussare al vetro del triage. «L’infermiere mi avvisa: “Adesso cambierà il turno e i medici si riducono... e uno dei due medici è anche molto lento”. Non so se perché più scrupoloso o per altro motivo, non mi è stato detto. Ovviamente questo mi ha preoccupato, visto che erano 10 ore che aspettavo, seduto su una sedia». Poco prima delle 23, la decisione: «Ho lasciato il braccialetto e me ne sono andato». E precisa: «Io non sono andato in pronto soccorso per un capriccio, ma perché il mio medico ha pensato fosse utile velocizzare i controlli con una ecografia all’addome, per scongiurare possibili problemi più seri».

Costretto alle visite a pagamento

«Una giornata in pronto soccorso fermo senza in attesa essere guardato da alcun medico: io credo che non sia accettabile» torna a commentare Davide Bredice, il datore di lavoro. «Ci siamo mossi subito per cercare di programmare una visita e un esame privatamente, ma se esiste un servizio sanitario che paghiamo tutti noi con le tasse, perché dobbiamo rivolgersi ai privati per avere un servizio urgente?». E Bruccoleri conclude: «Anche diverse persone anziane che erano con me sono rimaste tutto il giorno ad aspettare. Racconto questo non tanto come sfogo, ma come monito. Perché non accada più».

La replica di Asst Lariana

«Indipendentemente dall’ordine di arrivo in ospedale e indipendentemente dal fatto che il paziente arrivi da solo o in ambulanza, la priorità è collegata alla gravità dei sintomi riscontrati». Così l’ufficio stampa di Asst Lariana replica alla segnalazione del paziente rimasto quasi tredici ore in attesa.

«Una volta arrivato in Pronto Soccorso il paziente riceve una valutazione il più tempestiva possibile e gli viene attribuito un codice numerico che stabilisce la priorità di accesso». Codice 1 per i pazienti in pericolo di vita; codice 2 per pazienti in potenziale pericolo di vita; codice 3 per le urgenze differibili; codice 4 per le urgenze minori e codice 5 per la non urgenza.

«L’attribuzione del codice non serve a ridurre il tempo di attesa ma a garantire che pazienti estremamente gravi, in potenziale pericolo di vita, non debbano attendere. Il caso segnalato è stato classificato al triage come codice verde, quindi un’urgenza minore - spiega ancora Asst Lariana - L’impegno di tutto il personale perché i disagi siano limitati è massimo ma in Pronto Soccorso è sempre il paziente più grave ad avere la precedenza. Rispetto alle dichiarazioni che sarebbero state riportate al paziente dal personale, è stata trasmessa una segnalazione per le opportune verifiche».

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