Troppe richieste di ambulanze al 118. E chi non è grave aspetta anche un’ora

Salute Niente lettiga, turista colto da malore viene portato in ospedale con l’automedica. Pochi infermieri in centrale e il triage salta. Mezzi di soccorso da Como inviati in Val d’Intelvi

Perché proprio il lunedì, nessuno ha saputo spiegarlo. Ma pare che il primo giorno della settimana sia tra i più critici sul fronte del numero di richieste di soccorso alla centrale operativa del 118 e, di conseguenza, su quello delle ambulanze da inviare sui vari interventi. Eppure una cosa è certa, confermata da volontari, da medici e da infermieri impegnati nei servizi di emergenza: rispetto agli anni preCovid la richiesta di ambulanze è cresciuta, la centrale di Villa Guardia sembra far meno filtro e così per i codici verdi (gli interventi che non hanno alcuna urgenza) le attese possono durare anche più di un’ora.

A scatenare la curiosità su quello che - stando a fonti accreditate ancorché confidenziali contattate da La Provincia - sembra una vera e propria regola, e non un’eccezione, è stato l’episodio raccontato sul quotidiano in edicola (cartacea e digitale) ieri: il malore di un turista in coda alla biglietteria della Navigazione. L’uomo ha perso i sensi e per questo si è deciso l’invio dell’automedica, anche perché in quel momento in città non c’erano ambulanze disponibili (parliamo della mattinata di lunedì, attorno alle 11). Nulla di grave, per fortuna, ma un giro in pronto soccorso considerato il malore era necessario. Stanchi di attendere un’ambulanza, i sanitari dell’automedica hanno deciso di caricare turista e moglie sulla vettura di soccorso, farli accompagnare al Valduce dall’autista-soccorritore poi tornato a riprendere medico e infermiere. Scena rara, ma non del tutto inedita.

L’emergenza

Gli ultimi anni di pandemia hanno scombinato i piani di tutti, in particolar modo hanno rimescolato le carte nel mondo della sanità. E così il fenomeno dell’incremento di richiesta di ambulanze, sembrava più connesso all’emergenza Covid. Invece, la realtà è differente.

Con la riforma di Areu e l’accorpamento delle centrali operative - e la creazione della Soreu dei Laghi - ma soprattutto con la crisi di personale infermieristico da utilizzare sul territorio o in ospedale, al numero d’emergenza sempre più spesso rispondono tecnici di centrali (personale comunque formato, ma non sanitario). In una giornata normale in centrale lavorano 9 tecnici, 3 infermieri, di cui uno a supporto proprio dei tecnici e un medico. Un rapporto che, quando il 118 di Como si occupava solo del territorio lariano, era totalmente inverso con un solo operatore (massimo un paio) impegnati soprattutto per le comunicazioni radio e a rispondere ai volontari delle ambulanze.

Le cause

Questo, inevitabilmente, ha avuto effetti anche sul triage. Se, in precedenza, personale sanitario si sentiva di sconsigliare l’invio dell’ambulanza grazie a una consulenza telefonica, ora quella responsabilità viene presa molto meno di frequente. Senza contare che sempre più spesso i mezzi di emergenza vengono impegnati per risolvere casi sociali. E il numero di mezzi di soccorso da inviare cresce. Ecco così che può capitare (come ieri pomeriggio) che l’ambulanza di Appiano venga usata per un malore a Ponte Chiasso, quella di Cernobbio per soccorrere una donna a Menaggio, l’Azzurra di Como in Valle d’Intelvi, quella di Grandate mandata a Lomazzo o la Croce Rossa di Como impegnata a Mariano Comense.

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