Trovare la strada dopo le scuole medie: occorre esplorare le relazioni in cui si è immersi. Così il “modello Fino”

Il progettoCento ragazzi della secondaria Scalabrini partecipano all’iniziativa del pedagogista Mantegazza: «La risposta? Dentro se stessi e nelle persone accanto»

Come trovare la strada, per orientarsi dopo le medie? Cercandola in se stessi e nelle persone che stanno accanto, con le antenne sempre bene alzate per captare ogni piccolo movimento della propria persona, gli input che arrivano dall’esterno e che vanno analizzati con accuratezza perché possono nascondere qualcosa di buono.

Sintetizzando parecchio, è questo il senso di un progetto che è cominciato lo scorso mese di ottobre e si concluderà a gennaio 2023 alla scuola secondaria di primo grado “Scalabrini” di Fino Mornasco.

A guidare il progetto Raffaele Mantegazza, pedagogista, professore all’università Bicocca di Milano, con gli educatori Alberto Contu e Claudio Gorlier.

Il progetto, che sta coinvolgendo circa cento ragazzi ed è stato voluto, promosso e sostenuto dalla dirigente scolastica Raffaella Piatti, è stato illustrato ai genitori nel suo svolgimento il 25 novembre a scuola. Educatori e insegnanti stanno guidando i ragazzi delle classi terze nella scelta del loro futuro dopo le medie, coinvolgendoli in una riflessione articolata sul significato che la decisione, da prendere dopo il percorso della secondaria di primo grado, ha a livello individuale e personale, ma anche collettivo, di coinvolgimento nel tessuto sociale in cui gli alunni sono inseriti.

Il progetto si è svolto sulla base di incontri che il professor Mantegazza e gli educatori hanno fatto con i ragazzi e le ragazze rovesciando i piani, non dicendo loro cosa c’era da sapere, ma chiedendo agli studenti di partire dal racconto di se stessi e degli step raggiunti fino a questo momento.

L’approccio con i ragazzi è stato volto a vederli nella rete di relazioni scolastiche, amicali e sociali che costituiscono le loro quotidianità a scuola, con gli amici e a casa.

Lo scopo, per i promotori del progetto e degli adulti che lo stanno portando avanti, è proprio quello di comprendere, e far comprendere ai ragazzi, come la scelta del “cosa fare dopo la terza media” nasca anche dal tessuto sociale di cui si è parte e lo coinvolga.

Gli alunni delle cinque sezioni di terza media coinvolti nell’iniziativa hanno voluto anche raccontare, di loro pugno, come stanno vivendo l’esperienza formativa e il loro scritto trova spazio in questa pagina insieme a quello degli educatori.

Dalle parole dei più giovani emerge chiaro il messaggio finora arrivato loro e cioè l’importanza di riuscire, con calma, a capire quali sono le personali passioni e aspirazioni, al netto dei condizionamenti che, inevitabilmente, possono arrivare dall’esterno, dai genitori, dagli insegnanti, dalla famiglia, dai compagni, dagli amici, in una parola dalla società di cui si fa parte.

Un elemento interessante su cui fanno leva i ragazzi nel loro contributo è quello di aver compreso l’importanza di acquisire strumenti e abilità per capire cosa davvero si desidera fare in futuro, tanto che essi scrivono “Tutte queste attività ci aiutano a rispettare noi stessi e gli altri”.

Altro aspetto curato nel progetto è la possibilità di esprimere liberamente le proprie convinzioni e i propri desideri, ma anche le proprie titubanze e paure perché, scrivono ancora: “nessuno è non-intelligente, ognuno ha il suo modo di imparare; ognuno è intelligente a suo modo e l’intelligenza non può essere misurata; per questo ognuno dovrebbe sfruttare la propria intelligenza e fare ciò che gli piace”. Ai ragazzi coinvolti nelle attività di orientamento, si sta cercando di dare una mappa per orientarsi nel dedalo di vie delle proprie aspirazioni, passioni, desideri, timori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA