Cronaca / Como città
Sabato 04 Maggio 2024
Truffa un’anziana, lo arrestano ma non va in galera
Il caso Giovane bloccato dalla Squadra mobile della polizia in via Dante con la refurtiva - La vittima (una signora di 97 anni) è stata convinta che la figlia fosse stata rapita
Ha chiamato una signora di 97 anni residente in via Dante nel pomeriggio della giornata di giovedì, intorno alle 16.
Dall’altra parte della linea, una voce di donna che piangeva disperata e che ha fatto credere all’anziana di essere la figlia. Appena il tempo di capire il nome, che il telefono è stato strappato all’interlocutrice, finendo nelle mani di una voce questa volta maschile che ha tuonato, simulando un rapimento: «Sua figlia ha dei grossi problemi, ci deve dare quello che ha», è stata la minaccia, parola più parola meno.
Pochi attimi dopo, un ragazzo era alla porta di casa di via Dante, a ritirare il corrispettivo di 1700 euro in contanti e gioielli in oro, soprattutto anelli e una spilla. Non c’era però nessun rapimento in corso, e non c’era nessuna figlia ostaggio di mani anonime. Questa brutale e vigliacca messa in scena, nel cuore di Como, era solo l’ennesima truffa ai danni degli anziani, reato che dopo la simulazione degli incidenti oppure dei finti problemi legali di un parente, ora alza il tiro arrivando anche a simulare i rapimenti.
È una storia agghiacciante, per la spietatezza con cui è stata portata avanti, ma che tuttavia, ed è questa la lieta novella della vicenda, si è conclusa nel modo peggiore quantomeno per l’emissario dei truffatori. Gli uomini della squadra Mobile della Questura, infatti, mentre tenevano d’occhio il centro, hanno notato un ragazzo uscire da un palazzo di via Dante muovendosi in modo guardingo, sospettoso, per poi scappare. L’hanno così inseguito, intimandogli di fermarsi, per poi – dopo un vano tentativo di fuga – riuscire a raggiungerlo e a controllare quello che aveva addosso.
È così emersa la storia che si era appena conclusa e il raggiro all’anziana cui è poi stata restituita l’intera refurtiva. Il ragazzo, Pasquale De Rosa, 19 anni appena ed in trasferta a Como da Castello di Cisterna in provincia di Napoli, è stato arrestato e processato ieri mattina in tribunale per truffa. Il suo identikit – tra l’altro – ripercorre fedelmente quello che riguarda questa tipologie di truffe ai danni degli anziani che secondo un recente studio dei carabinieri riguarderebbe quasi sempre giovanissimi in arrivo da Napoli (come in questo caso) che agiscono in giornate centrali della settimana, preferibilmente tra lunedì e venerdì e mai nel fine settimana. Questo perché si tratta di un vero e proprio “lavoro” per i malviventi che arrivano in trasferta per compiere più raggiri e poi rientrare in Campania.
Una piaga importante, nella nostra città, visto che secondo calcoli non strutturati ma basati sulle segnalazioni che arrivano alle forze di polizia (quindi inevitabilmente per difetto) le denunce di azioni simili sarebbero non meno di quattro o cinque al giorno sparse su tutto il territorio provinciale.
Ma tornando al processo di ieri mattina, il diciannovenne era incensurato, elemento anche questo non casuale e che rende più difficile, dopo l’arresto, la permanenza in custodia. Il giudice, dopo aver appreso la volontà dell’arrestato di chiedere i termini a difesa (spostando l’udienza a giugno) ha però disposto per il diciannovenne la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Castello di Cisterna, con il divieto di uscire da casa dalle 22 alle 7 della mattina. Al termine del direttissimo il diciannovenne ha così potuto lasciate la nostra città e tornate nel Napoletano in attesa della prosecuzione del processo.
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