L’altra faccia del turismo:«Per noi stagionali i conti non tornano»

Le voci Molti contratti validi solo da aprile all’autunno - E con il caro affitti è sempre più difficile restare in città - «Pago 800 euro, l’anno scorso avevo 4 mesi di arretrati»

«Se non avessi avuto l’aiuto di mio figlio, non credo che l’anno scorso sarei riuscita a pagare l’affitto, quando mi sono trovata con quattro mesi di arretrati. Pensavo che avrei perso tutto... La casa e la voglia di continuare». Sembra una situazione lontana nel tempo e irripetibile, quella di cui parla una cameriera comasca sulla quarantina, impiegata stagionalmente in uno dei tanti ristoranti di viale Geno, ormai frequentati quasi unicamente dai turisti, mentre si slaccia il grembiule.

Il racconto

Pronuncia queste frasi fermandosi dal lavoro solo per pochi minuti: scambiare due parole con chi lavora nei bar e nei ristoranti del centro città è difficile, soprattutto sul lungolago, tanta è la mole di clienti che continuamente chiede loro attenzione. Vale lo stesso per lei, che mentre racconta si distrae ogni tanto per passare nuovi menù o dare indicazioni ai colleghi, intenti ad accogliere i turisti che arrivano in continuazione dal centro città a piazza Alcide De Gasperi.

La condizione di difficoltà cui fa riferimento, nonostante il tono in apparenza spensierata, non ha però nessuna delle caratteristiche suggerite. Non è lontana, né tantomeno irripetibile: «L’anno scorso ce l’ho fatta, con grandissima fatica, e ho pagato tutti gli arretrati, ma ho temuto il peggio. Non vivo in centro, ma in città sì e pago 800 euro di affitto, oltre ai mezzi per arrivare al lavoro, anche se spesso preferisco spostarmi a piedi. Comunque, con un lavoro stagionale non è semplice stare in pari con i pagamenti qui a Como, anche quando si ha un impiego: il turismo cresce, e questo è un bene perché abbiamo lavoro, ma i conti per noi non tornano perché è diventato tutto carissimo. Dall’anno scorso ho imparato che devo tenermi pronta ogni anno alla fine della stagione per trovare nuovi lavori e non trovarmi mai più in quella situazione».

La donna, residente a Como da diversi anni, dove ha sempre vissuto in affitto, preferisce non rivelare il proprio nome: «Già trovare lavoro a Como fuori dal settore turistico è difficile - scherza - E quando la stagione finisce, bisogna darsi da fare». La stagione di cui parla è quella turistica, che per i lavoratori stagionali inizia ad aprile e finisce a ottobre, anche se, il lungolago alle sue spalle, punteggiato di visitatori anche in un pomeriggio di inizio ottobre, sembra suggerire che l’alta stagione turistica qui sul lago è tutt’altro che finita.

E c’è chi se ne va

Il lavoro è tanto, in effetti - «lavoriamo anche in turni da dieci in certe giornate» conferma la donna - ma il clima non perdona e ora che, insieme alla sera scendono anche le temperature, il numero di tavoli a disposizione dei ristoranti si riduce, con sempre meno turisti disposti a cenare all’esterno. E, così, anche il numero de lavoratori impiegati nel settore scende. Succede ogni anno, naturalmente, come è nella natura dell’impiego, ma con l’aumento del costo degli affitti e della vita in città, l’autunno per i lavoratori stagionali (in provincia sono un terzo del totale degli impiegati nel settore turistico) segna l’inizio dell’incubo disoccupazione.

Molti, in questi giorni, fuori dai locali su viale Geno raccontano che il primo passo da fare, è rivolgersi alla Naspi, che però garantisce un’entrata solo nei primi tre mesi dallo stop del contratto, poi bisogna arrangiarsi. C’è chi trova altri impieghi temporanei (addetti alle pulizie o ai traslochi, perlopiù), in attesa della ripresa della stagione turistica vera e propria, ad aprile, e chi, invece, nell’impossibilità di continuare a pagare l’affitto (per un monolocale in centro si può arrivare fino a 1.900 euro al mese), lascia la città. Ma quella della cameriera di viale Geno non è l’unica storia di questo genere che si incontra tra i tavolini schierati di fronte al lungolago: c’è un altro ragazzo (anche lui preferisce l’anonimato) che rivela di aver scelto di iniziare a fare il cameriere per dare una mano ai suoi, mentre studia l’università. «Non poteva che essere così: l’affitto lo pagano loro, viviamo a Como e di certo non potrei permettermi nulla da solo con questo lavoro - racconta in un momento di pausa - Tanti miei colleghi invece sono stranieri, stanno qui solo nei mesi estivi e appena possono tornano a casa loro perché qui la vita è troppo cara».

Che sia colpa del caro affitti, legato al boom delle case vacanza in città e nei dintorni del lago, o della concorrenza della vicina svizzera, che ai lavoratori stagionali garantisce stipendi più appetibili, per Christian Lula del ristorante Lago Food & Co, affacciato sul lungo Lario Trieste, a pochi passi da viale Geno la situazione è chiara: «Per i ristoranti è sempre più difficile trovare lavoratori oggi. Qualcuno si trova sempre, ma quasi mai è personale qualificato».

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