Gestione del turismo in città, il caso di Firenze: «Stop agli affitti brevi l’abbiamo fatto, si può»

Fuori da Como L’intervista a Sara Funaro, sindaco di Firenze, primo Comune ad attuare un provvedimento per limitare le locazioni turistiche

Il primo atto di Sara Funaro come sindaco di Firenze è stato riconfermare lo stop agli affitti brevi nel centro della città, il provvedimento più severo tra quelli adottati finora in Italia per questa tipologia di locazione. Eletta a fine giugno, Funaro si è inserita in un percorso già tracciato dal suo predecessore Dario Nardella, della cui giunta faceva parte come assessore al Welfare. Un percorso che potrebbe diventare un riferimento anche per Como.

Quali sono i numeri e il contesto del fenomeno turistico a Firenze?

Abbiamo iniziato ad affrontare questo argomento già durante lo scorso mandato, con il sindaco Nardella che ha voluto la prima delibera sul tema. Firenze è una città turistica molto attrattiva, che ha sempre avuto un alto numero di presenze turistiche. Per esempio, nel 2023 c’è stata una presenza giornaliera di 14 milioni di turisti, con quattro milioni di arrivi per una media di tre notti. La città ha 370mila abitanti, quindi si capisce che l’impatto non può essere ignorato.

Como, con i suoi 85mila abitanti, ha avuto nel 2023 più di quattro milioni di presenze e il numero di case vacanza in città ammonta a settemila. Una situazione che in proporzione sembra paragonabile a quella di Firenze: qual è il numero delle case vacanza lì?

In città sono più o meno 15mila, ma la maggior parte di queste, almeno ottomila, si trova nell’area del cento storico, patrimonio dell’Unesco. Dopo l’epoca Covid c’è stato un continuo aumento di alloggi che venivano via via affittati come affitti turistici brevi, questo ha causato una difficoltà progressiva dei cittadini a trovare alloggi o affitti a prezzi sostenibili.

Lo osserviamo anche a Como che, secondo i dati pubblicati da Immobiliare.it, è la seconda città lombarda per costo dell’affitto, dopo Milano (qui un affitto in media costa 15 euro al mq). Quali strategie avete seguito a Firenze come amministrazione comunale per intervenire sul fenomeno?

In assenza di normative nazionali, quindi nell’impossibilità di poter intervenire con una regolamentazione dettagliata, è stato deciso di usare l’unico strumento che abbiamo: il regolamento urbanistico. Durante lo scorso mandato fu portata in consiglio comunale una delibera, che conteneva una variante al regolamento urbanistico vigente, per dire stop alla possibilità di aprire ulteriori alloggi ad affitti turistici brevi nel centro storico.

Ma il Tar ha bloccato l’iniziativa, come mai?

Sì, c’è stato un ricorso al Tar da parte di alcuni degli host interessati e poco tempo fa il Tar ha emesso la sentenza, però senza entrare nel merito del provvedimento. Il Tar ha solo rilevato un disallineamento tra il regolamento urbanistico precedente (quello che un tempo si chiamava piano regolatore, ndr), con la modifica relativa agli affitti brevi, e il nuovo piano operativo urbanistico, che abbiamo approvato successivamente. Quindi ora interveniamo con una variante e si va avanti. Questo è stato il mio primo atto da sindaca: riconfermare lo stop agli affitti brevi nel centro storico di Firenze

Da cosa nasce questa volontà così ferma dell’amministrazione comunale?

Sia durante il periodo di campagna elettorale, sia successivamente, confrontandomi con i cittadini che incontro, la problematica della difficoltà di trovare casa in affitto a prezzi sostenibili è molto sentita. I cittadini, soprattutto chi abita in centro storico, chiedono che l’amministrazione e gli altri livelli istituzionali intervengano.

Il regolamento è l’unica soluzione?

Questa delibera non basta per risolvere il problema abitativo a Firenze, ma è uno degli stumenti. Il problema è ampio e si presenta per i giovani, che arrivano in città per studiare, ma anche per i lavoratori e non solo quelli con stipendi bassi. Poi ci sono tanti giovani che vivono con i genitori e vorrebbero provare a rendersi autonomi, ma non possono permetterselo. Servono politiche abitative: vogliamo realizzare il primo studentato pubblico in città e portare avanti altri progetti di social housing.

Un’altra conseguenza dell’iperturistificazione la si vede sul fronte degli esercizi commerciali in centro, a Como sempre più omologati e sempre meno tipici. È così anche a Firenze?

Sì, c’è un forte rischio di trasformazione della città, con perdita dell’identità. Per questo stiamo intervenendo con il regolamento Unesco per il commercio - siamo stati il primo Comune italiano a farlo - laddove si sono create zone con meno residenti e tante strutture ricettive. L’obiettivo è tutelare gli esercizi commerciali di vicinato e le botteghe storiche, quelle che danno a Firenze la sua identità.

Sul fronte delle politiche attive cosa si può fare?

Stiamo cercando di procedere con l’acquisto di fondi commerciali per darli a canone calmierato, con l’obiettivo di favorire imprese giovanili, startup e artigianato. Poi servirà lavorare anche sulla delocalizzazione del turismo, dato che abbiamo una città metropolitana straordinaria.

Perché è importante agire ora per contrastare l’impatto negativo del turismo?

Firenze non viene visitata solo perché abbiamo ricchezza culturale, ma anche per quello che è come città, per la storia che respiri tra le sue strade. Non può essere persa questa identità e soprattutto vorrei che Firenze fosse attrattiva in primo luogo per chi ci vive o decide di viverci. Voglio un aumento dei residenti. O si interviene ora o si rischia di essere travolti.

Per un Comune però non è un percorso facile, giusto?

Ho incontrato la ministra Santanché per confrontarmi. Come Comune abbiamo preso l’unico provvedimento possibile, alla luce della normativa vigente. Ma la volontà è quella di chiedere norme nazionali che diano la possibilità ai Comuni ad alto impatto turistico di intervenire più liberamente.

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