Turni pesanti, i pediatri fuggono dagli ospedali

Sanità Tanti abbandonano la corsia per lavorare sul territorio come medici di base: «La paga è buona e l’impegno inferiore»

Mancano i pediatri, c’è la fuga dagli ospedali. La Fondazione Gimbe ha fotografato la carenza di pediatri di libera scelta, la nostra regione è quella che ha la carenza maggiore rispetto al numero di bambini da assistere. Nei prossimi due anni andranno in pensione altri 174 pediatri. Ad oggi ogni pediatra sul nostro territorio assiste in media 979 minori. Ma in città con le deroghe molti curano anche 1200, 1400 bambini.

Dunque la carenza nel capoluogo è ancora poco avvertita. Soprattutto perché diversi specialisti sono usciti dagli ospedali preferendo spostarsi nei più tranquilli ambulatori. «Gli orari in corsia sono massacranti, a volte a causa della carenza di organico bisogna fare le doppie notti – racconta il dottor Roger Trad, prima in forze al Valduce e ora pediatra di libera scelta in città – In Pronto soccorso se ne vedono di tutti i colori. Il rischio è grande e il riconoscimento è poca cosa. Io fino a poco fa lavoravo anche come gettonista tramite cooperativa. Realtà che ancora servono diversi ospedali lombardi in forte crisi».

Anche nel pubblico

Succede nel pubblico convenzionato, dal Valduce appunto all’ospedale di Erba, ma anche nel pubblico cooperative come PediaCoop lavorano a Lecco, Tradate e Merate. I bandi centralizzati dalla Regione non hanno dato i frutti sperati. In città anche la dottoressa Francesca Prigione è uscita dal Valduce e ha preso il posto della famosa collega pediatra di libera scelta Roberta Marzorati, ormai pensionata. «In tanti ospedali è in corso una forte fuoriuscita di pediatri – spiega Daniele Merazzi, direttore del dipartimento Materno infantile del Valduce – con la deroga sui massimali dei bambini da assistere, ben oltre i mille, le retribuzioni sono paragonabili per un impegno giudicato da molti inferiore. Tante colleghe per ragioni familiari fanno questa scelta. E quindi molti presìdi sono in difficoltà».

Il Sant’Anna grazie a nuovi giovani medici ha ancora un organico stabile. Ma anche la pediatra Enza Daniela Parrinello dal Sant’Anna si è spostata nella medicina di base in provincia, e prima della pandemia, come lei, anche Anna Noè. «Anche io dopo tanti anni nella pediatria del Sant’Anna ho deciso di spostarmi sul territorio – racconta la pediatra Raffaella Picchi – ricevo tra Fenegrò e Fino Mornasco. Si tratta di un lavoro per alcuni magari meno stimolante, ma ben pagato e più tranquillo. Chi ha famiglia e i bambini piccoli riesce meglio a conciliare i tempi di vita rispetto al lavoro in ospedale».

Ricambio a rischio

In generale secondo la Fondazione Gimbe nei prossimi anni, al netto della grave denatalità, non è chiaro se le nuove leve garantiranno il ricambio generazionale degli attuali pediatri, in maggioranza vicini alla pensione. «La carenza di pediatri – spiega il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – oggi riguarda in particolare alcune grandi Regioni del Nord e deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. E, comunque, la distribuzione capillare sul territorio rimane sempre condizionata da variabili e scelte locali non sempre prevedibili».

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