Un Duomo gremito
battezza il Sinodo

Si è aperto ieri in città l’undicesimo appuntamento con l’adunanza di sacerdoti, consacrati e laici

Le litanie dei santi e dei beati della Chiesa di Como hanno accompagnato la processione con cui, dalla chiesa di San Giacomo alla cattedrale, si è aperta la solenne Messa inaugurale dell’undicesimo Sinodo diocesano. Il vescovo, monsignor Oscar Cantoni, ha ricordato che dal 1953 la Diocesi non celebrava un simile evento, in cui sacerdoti, consacrati e i laici prendono in esame la pastorale locale per stabilire poi orientamenti e norme comuni.

«Da allora una vera e propria rivoluzione culturale ha cambiato il volto della nostra società e della Chiesa - ha affermato il vescovo - Il Concilio Vaticano II ha promosso un radicale cambiamento di paradigma, ha cercato di aprire nuove strade, immersi come siamo in un pluralismo sociale e religioso, con cui in antecedenza il cristianesimo non aveva mai avuto la possibilità di confrontarsi».

Folla di fedeli

Nel duomo affollato di fedeli - da molti vicariati della Diocesi sono stati organizzati pullman per giungere in città ieri - le prime file erano riservate alle autorità (per il Comune di Como c’era il vicesindaco Adriano Caldara) e ai quasi trecento sinodali. La maggior parte dei sinodali, ben 181, provenienti dalla provincia di Como, 86 da quella di Sondrio, 17 dai territori della Diocesi in provincia di Varese e 7 dal Lecchese. Soprattutto a loro si è rivolto il vescovo Oscar durante l’omelia, ricordando anche il tentativo di monsignor Alessandro Maggiolini di celebrare un Sinodo nel 2002, poi sfumato a causa della malattia che lo colpì.

«Un grande dono, una felice risorsa a nostra disposizione, che impegna la responsabilità di ciascuno e implica il coinvolgimento e l’adesione convinta e appassionata da parte di tutti». Così monsignor Cantoni ha descritto il Sinodo, ricordando che già da mesi si è lavorato per prepararlo «secondo uno stile di sinodalità, che, per dirla con papa Francesco, “è ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”». Quindi, il vescovo ha spiegato che lo Spirito Santo è «l’attore principale del Sinodo», che permette di tendere ad una Chiesa sinodale, «mediante le armi della pazienza, del confronto, del dialogo, della stima, del rispetto, della fiducia reciproca, della simpatia e del coraggio. Il tutto condito da una buona dose di umiltà, che permette di giungere a una esperienza diffusa e radicale della accoglienza di tutti e del perdono reciproco, senza le quali la vita della Chiesa e la sua opera pastorale si bloccherebbe».

Il tema del Sinodo

Richiamando il tema del Sinodo (“Testimoni e annunciatori della misericordia di Dio”), monsignor Cantoni ha spiegato che «la misericordia diventa così la parola chiave per descrivere in maniera adeguata l’agire di Dio verso di noi». E, citando papa Francesco, ha ricordato che la misericordia è «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa». Uno stimolo «per andare incontro fraternamente a tutti coloro che vivono una “sorta di eclissi del senso di Dio”, per dialogare con coraggio con quanti attraversano una profonda crisi di fede, vivendo come se Dio non esistesse. Essi ci sfidano e ci obbligano a trovare segni e linguaggi adeguati per riproporre la misericordia divina, apparsa definitivamente in Cristo, non come un aspetto accessorio del Vangelo, ma il suo cuore pulsante».

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