«Un libro per riscoprire il Lario seguendo i primi cicloturisti»

Il volume degli americani Pennell in edicola con “La Provincia” fino al 7 gennaio. Il curatore Pietro Berra: «Maestri di un approccio lento e profondo ai nostri paesaggi»

Fino al 7 gennaio è in edicola con “La Provincia” il libro “Grand Tour in bicicletta tra il Lario e le Alpi” a 8,30 euro più il prezzo del giornale. Raccoglie, come recita il sottotitolo, “Un incredibile viaggio compiuto, scritto e illustrato da una coppia di americani nel 1898”. Gli autori, la giornalista/scrittrice Elizabeth Robins e il marito disegnatore Joseph Pennel, furono i primi cicloturisti a giungere sul Lago di Como.

Scopriamo i retroscena parlandone con il collega che ha curato il volume, Pietro Berra.

Grand Tour in bicicletta tra il Lario e le Alpi”. Perché hai dato questo titolo alla raccolta di testi e illustrazioni di Eizabeth Robins e Joseph Pennell?

I due americani arrivano alla fine del fenomeno del Grand Tour, ma con la stessa curiosità degli intellettuali che si erano spinti in Italia e sul Lario nei decenni precedenti. Prima di partire hanno visto i quadri di Turner e Ruskin dedicati al nostro territorio e letto i testi di Plinio, degli Shelley e di molti altri autori. C’è però un elemento che li differenzia: non sono arrivati in barca o con la carrozza, bensì in bicicletta. Sono stati i primi cicloturisti a compiere il giro del lago di Como e degli altri laghi prealpini.

Com’è stata la loro esperienza?

Fu un’impresa epocale. Vennero con le prime biciclette solo all’apparenza simili a quelle odierne, in un tempo in cui i ciclisti erano rari dalle nostre parti. Quando forano devono tornare da Varenna fino a Como per poter riparare il danno.

Niente ruote giganti, quindi?

Esattamente. In precedenza erano già stati in Italia con un triciclo a due posti, dotato di due grandi ruote anteriori e una piccola posteriore, ma per il nuovo viaggio comprarono le nuove “safety bike”, che erano più sicure, perché avendo ruote delle stesse dimensioni consentivano di mettere i piedi a terra. Però pesavano molto di più di quelle attuali e non avevano cambi. A queste difficoltà, si aggiungeva la “mise” dei nostri cicloturisti: niente abiti tecnici, ma Elizabeth in particolare vestiva in perfetto stile vittoriano anche quando scalava i passi alpini.

Il ritratto di Elizabeth Robins in copertina è opera del marito, come i disegni dei paesaggi all’interno del volume?

Sì, il dipinto in copertina si intitola “Stupore da entrambe le parti” e immortala l’incontro sui monti innevati tra un gruppo di bambini vestiti di pelli ed Elizabeth in bicicletta con il consueto abito lungo e il cappellino vezzoso. Pennell era un grande disegnatore. Illustrò i libri di alcuni dei maggiori autori della sua epoca come George Bernard Show, Robert Louis Stevenson, Oscar Wilde ed Henry James, che erano anche suoi amici.

Il viaggio tra il Lario e le Alpi gli era stato commissionato da un giornale?

Elizabeth e Joseph si erano conosciuti realizzando assieme un reportage su Philadelphia per l’“Illustreted century magazine” di New York, la stessa rivista da cui nel 1898 riceveranno l’incarico, da loro stesso sollecitato, di esplorare i laghi lombardi. Noi abbiamo tradotto, per la prima volta in Italia, il loro testo, integrando la versione scritta per il giornale con due aggiunte apparse in quella pubblicata in volume nel 1927 con il titolo “Italy’s garden of eden”. Poi abbiamo tradotto e inserito nel libro anche un passo di un altro loro volume dedicato alle Alpi, quello in cui dal Lago di Como raggiungono lo Spluga passando da Chiavenna, e un’altra chicca, che è anche una risposta d’autore alla tua domanda, perché si tratta di un testo da “The life and letters of Joseph Pennell”, in cui la stessa Elizabeth racconta il “dietro le quinte”, ovvero cosa li avesse spinti a effettuare quella pionieristica esplorazione del nostro territorio in bicicletta.

Non c’è solo il Lago di Como nel libro, ma i due coniugi descrivono anche il Verbano, il Ceresio e il Lago d’Orta. Ne avevano uno preferito?

Non per essere campanilisti, ma la stessa Elizabeth, che spesso paragona tra loro i diversi laghi, definisce il Lario quello meglio “composto”, con riferimento all’equilibrio tra le bellezze naturali e quelle create dall’uomo.

Chi ama fare cicloturismo oggi troverà spunti interessanti nel libro?

Credo che questo libro sia valido per chiunque ami il territorio lariano e lombardo e abbia un valore aggiunto per chi va in bicicletta e per chi crede nel turismo sostenibile. Elizabeth e Jospeh furono maestri di un approccio lento e profondo ai paesaggi.
M. Top.

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