Un progetto per far rinascere il Politeama. Cittadella del cinema con l’anima green

Cultura e business L’idea di una giovane laureata comasca per il recupero della sala. Prevede un polo per la produzione di audiovisivi e uno per la fruizione e la formazione

C’è la cupola di vetro sul tetto, per godere della luce naturale durante gli eventi diurni. E il palcoscenico che si apre sia sulla sala interna che sul giardino. E poi le stanze per accogliere le compagnie di passaggio. Idee brillanti, ma che erano già i punti di forza del Politeama così come lo aveva voluto, all’inizio del Novecento, l’architetto Federico Frigerio.

Ma ci sono anche gli studi tecnici per la postproduzione e un’area tutta dedicata alla vocazione green e sostenibile del “nuovo” Politeama, così come lo ha immaginato e progettato Beatrice Cipolletta, giovane canturina che alla rinascita dello storico cineteatro comasco ha dedicato la sua tesi di laurea in Discipline dello spettacolo e della comunicazione, tesi ora pubblicata per Felici Editore e che sarà presto presentata a Como.

Nato nel 1910

Chiuso da 18 anni, devastato da un degrado che ne sta minando persino l’integrità, il Politeama era nato nel 1910 con una vocazione talmente polifunzionale - poteva persino ospitare un circo - da essere, per l’epoca, all’avanguardia. E quello spirito è tutto presente, e amplificato, nel progetto.

«Il Politeama è da sempre nei miei ricordi, ce l’ho molto a cuore, me ne parlava sempre mia nonna. Il progetto, che parte dalla posizione stategica del cineteatro e dalla vocazione turistica e culturale della città, punta a integrare due temi che mi interessano molto, quello della cultura, e nello specifico del cinema, e quello della sostenibilità. Ora mi piacerebbe cercare di diffondere questa idea progettuale, sarebbe un sogno se ci fosse qualcuno interessato a concretizzarla».

Quel qualcuno, in questo momento, potrebbe essere il Comune di Como che ha recentemente acquistato tutte le quote dello stabile e ora dovrà affrontare la temibile partita della ristutturazione e della gestione: «Certo, la gestione è il punto critico, probabilmente uno dei nodi più complicati dell’intero progetto», ammette Beatrice. Come spiega nella prefazione Ugo Di Tullio, il docente che ha seguito il lavoro di Beatrice, il progetto è quello di un «nucleo produttivo legato al cinema che risponda a due istanze fondamentali: business e cultura».

Quindi, spiega poi l’autrice del progetto, uno «spazio multifunzionale adibito alla produzione filmica e, allo stesso tempo, alla divulgazione e conservazione del patrimonio culturale audiovisivo». Il tutto articolato, per la produzione, in due teatri di posa, uno studio di registrazione e altri studi tecnici per la postproduzione o il set constructing, oltre a un hotel e uno shop. E poi l’ala della fruizione e della formazione, con una multisala polifunzionale, la cineteca, il bar-ristorante, le scuole di cinema.

Ecosostenibile

Il “cuore” green del progetto prevede uffici deputati a gestire l’intera struttura in tutti i suoi aspetti in modo ecosostenibile (dai cibi del ristorante alla mobilità indotta, dal materiale utilizzato alle risorse energetiche). «L’idea è quindi di creare una cittadella del cinema - si legge ancora nel progetto - che possa essere utilizzata e fruita in maniera continua nell’arco della giornata e dell’anno, ottimizzando al massimo l’investimento culturale ed energetico e rendendo la struttura più sostenibile possibile oltre che autosufficiente».

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