Un solo medico di base ogni 1.750 pazienti

Sanità I dati rivelano che Como è molto indietro per numero di camici bianchi: fanno peggio solo 5 province in Italia - Il calo drastico nel dopo Covid. L’appello dei sindacati: «L’assistenza territoriale va riformata con nuove strutture»

La nostra è la 102esima provincia d’Italia per numero di medici di medicina generale. Dalla pandemia ad oggi abbiamo perso circa un quarto dei medici di famiglia.

I dati estrapolati dalla Uil del Lario dalle classifiche annuali stilate da “IlSole24Ore” mostrano che i camici bianchi sono sempre meno rispetto al numero di pazienti da assistere. Nel 2019 nel Comasco erano attivi 0,8 medici di medicina generale ogni mille abitanti, l’anno successivo nel periodo della pandemia questo numero è sceso a 0,77. Quindi nel 2021 il dato è rimasto stabile, con un carico di lavoro per ogni medico pari a 1.278 assistiti. Poi però nel 2022 siamo passati a 0,67 medici ogni mille residenti, quando la media nazionale era ferma a 0,73. Significa circa 1.500 assistiti per medico. Infine nel 2023 un nuovo calo: 0,57 medici per mille abitanti, circa 1750 assistiti da seguire per ciascun professionista. Siamo finiti in pochi anni dall’82esimo posto al 102esimo della classifica delle province italiane. Situazione peggiore a Monza, a Lecco, in generale la Lombardia è in forte sofferenza, ultima Belluno al gradino numero 106. La media nazionale è pari a 0,69 medici di famiglia ogni mille abitanti, in testa ci sono territori come Pescara (0,89), Chieti (0,87) e Messina (0,85).

Rispetto alla popolazione da curare negli ambulatori di Como e provincia manca circa un medico di famiglia su tre. Sono esattamente 117 gli ambiti carenti, le zone che avrebbero bisogno di un medico condotto su un totale di circa 300 posti. È un fatto dovuto alla mancata programmazione passata, ma anche a un po’ di sfiducia nella categoria, chiamata a svolgere mansioni più burocratiche. È pur vero che la carenza esiste anche tra gli ospedalieri, alcuni in uscita dai reparti stanchi, dei turni e delle notti proprio verso gli ambulatori di medicina generale.

Comunque gli enti sanitari locali per conto della Regione devono bandire un nuovo concorso per i giovani corsisti nella speranza di coprire qualche buco. Dallo scorso settembre i medici specializzandi in formazione possono assistere fino a mille pazienti, gli iscritti al terzo anno del corso anche 1.500. Con queste misure si tenta di tirare il più possibile una coperta comunque corta. Secondo l’Ordine dei medici di Como dovremo fare i conti con questa carenza per ancora due anni almeno, poi la curva dei pensionamenti dovrebbe diminuire. Ma il sindacato teme una “desertificazione” della medicina territoriale.

«Chiediamo a chi ha incarichi di governo, a livello regionale e nazionale, coerenza e consequenzialità – commenta il coordinatore della Uil del Lario Dario Esposito - Gli obiettivi fissati nelle delibere regionali e nelle dichiarazioni devono essere supportati da adeguate risorse economiche. Il rischio è che a rimetterci sia il cittadino ed i lavoratori della sanità con carichi di lavoro sempre più pressanti».

«Le soluzioni fino ad ora tentate sono tampone – aggiunge per la Funzione pubblica del sindacato Massimo Coppia – serve riformare l’assistenza territoriale e dare davvero avvio alle nuove strutture finanziate dal Pnrr, quindi case e ospedali di comunità, oltre all’assistenza domiciliare».

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