Cronaca / Como città
Martedì 28 Gennaio 2025
Una comasca guida ancora gli infermieri: «Senza nuove leve la sanità è a rischio»
La nomina Barbara Mangiacavalli confermata alla presidenza della federazione nazionale - «Ci sono servizi che non lavorano a pieno regime, e con i prossimi pensionamenti sarà peggio»
Mancano la metà degli infermieri di famiglia, «senza nuove leve è a rischio il sistema sanitario».
Così la pensa la comasca Barbara Mangiacavalli, appena confermata all’unanimità alla guida della Federazione nazionale degli ordini professioni infermieristiche. Un ruolo sempre più cruciale in anni in cui ad ospedali, ambulatori e Rsa mancano infermieri tanto da mettere seriamente in crisi cure e assistenza.
Ne mancano la metà
«Senza infermieri non c’è salute, senza infermieri non funziona tutto il sistema sanitario nazionale – dice Mangiacavalli – I dati nazionali aggiornati all’anno scorso dicono che mancano circa la metà degli infermieri di famiglia necessari per portare avanti i nuovi servizi d’assistenza al territorio. Ci sono nuovi centri operativi pubblici che non lavorano a pieno regime. La situazione è destinata ad aggravarsi con l’uscita dal mondo del lavoro dei prossimi pensionati. Dal 2023 al 2033 si prevedono circa 113mila pensionamenti cui sicuramente si aggiungeranno uscite per altri motivi che oggi non possiamo quantificare, ma che peggioreranno il quadro». I nuovi iscritti all’università stanno diminuendo, a Como la metà dei posti è andata deserta. All’Asst Lariana mancano almeno 150 infermieri, il tentativo di assumere nuovi sanitari è continuo. Aree periferiche come Menaggio sono in crisi tanto che sono in arrivo i primi infermieri sudamericani, come già ha tentato di fare in città il Valduce. Per coprire il fabbisogno in tutta la provincia secondo l’Ordine servirebbero almeno tra i 300 e i 400 infermieri, anche nelle residenze per anziani la situazione è critica.
«Occorre rendere più attrattiva la professione infermieristica – spiega Mangiacavalli - possiamo colmare il grande vuoto di infermieri solo nel medio-lungo periodo. La questione è pressante a livello mondiale. In Italia poi i giovani sono pochi, rispetto alla popolazione che ha bisogno di cure. E quindi dobbiamo fare in modo che gli studenti scelgano questo percorso e una volta formati vogliano restare in servizio, senza cambiare strada e senza fare la valigia. Per riuscirci dobbiamo riconoscere agli infermieri non solo incentivi economici, che pure ci vogliono, ma anche specializzazioni per gestire le complessità e possibilità di fare carriera, oggi complicate. Qui si inserisce quanto affermato dal ministro della Salute sulla nascita di tre nuove lauree specialistiche per infermieristica».
Carriere bloccate
L’indennità di frontiera non è mai arrivata, di tanto in tanto si cerca di vicariare compiti degli infermieri agli operatori socio sanitari. «Agli infermieri vanno date risposte – sottolinea la presidente di Fnopi - se è vero che hanno la possibilità di trovare subito occupazione, si trovano per trent’anni a restare nella stessa posizione, senza che la carriera possa evolversi. Per questo è prioritario intervenire sull’incremento della base contrattuale, sul riconoscimento economico e delle competenze, e, come detto già, sarà fondamentale l’evoluzione del sistema formativo universitario».
Nella sanità medici, infermieri e specialisti promettono di scendere in piazza. «Le posizioni sono diversificate – replica secca Mangiacavalli - gli Ordini devono fare gli Ordini, mentre i sindacati è giusto che facciano il loro lavoro. Io in questo momento ho un ruolo neutrale e credo sia giusto non commentare».
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