Una donna alla guida del pronto soccorso del Valduce: «Lavorare qui? Folle ma emozionante»

Valduce Anna Natalizi, primario dell’emergenza: «Molti non capiscono la fatica che facciamo». E auspica l’arrivo di un nuovo reparto: «Purtroppo l’attuale struttura è logisticamente superata»

«I pazienti non capiscono quanto è faticoso lavorare in Pronto soccorso». Anna Natalizi dopo 25 lunghi anni di esperienza nei reparti di emergenza urgenza dei due principali ospedali comaschi ha preso in mano le redini del Pronto soccorso del Valduce. Superata l’estate, con tanti accessi per polmonite a luglio e tanti colpi di calore ad agosto, i medici in servizio sperano che l’ospedale voglia potenziare il reparto.

«Non siamo medici di serie B»

«Siamo in attesa di capire se l’ospedale vorrà davvero costruire un nuovo Pronto soccorso – dice Natalizi – l’attuale reparto è logisticamente superato. Il progetto c’è, vedremo. Per noi però sarebbe ancor più importante che i cittadini imparassero ad apprezzare il nostro lavoro. La nostra impressione è che le persone non considerino il personale in forze ai Pronto soccorso all’altezza. Molti ci vedono come medici di serie B ed è frustrante. Invece noi sopportiamo tanto stress in cambio di ben poche gratificazioni. Turni ravvicinati, notti, poco recupero, alto rischio, casi acuti davvero gravi da dover diagnosticare e curare in fretta».

Ed infatti nei Pronto soccorso c’è da anni carenza di organico, mancano le nuove vocazioni. «Non possiamo fare extra, niente libera professione - dice ancora il primario, una donna a capo dell’emergenza urgenza - da anni chiediamo gratificazioni economiche rispetto ad altre specialità mediche. Dai Pronto soccorso tanti passano e se ne vanno, arrivano per poco tempo molti giovani, alcuni colleghi ci capitano per sbaglio e lavorano senza passione. Chi resta appartiene ad una ormai ristretta cerchia di medici un poco autolesionisti con una grande passione per il volontariato. Io faccio parte di questo piccolo gruppo. Per me però la dinamicità del lavoro in Pronto soccorso è emozionante, mi appassionano il contatto diretto e rapido con il paziente acuto e la diagnosi differenziale».

Troppe aggressioni

Un altro fatto che poco invoglia i medici a coprire i turni in Pronto soccorso è la poca sicurezza e la tensione che si respira in corsia. «Di recente non abbiamo avuto grossi problemi, ma è vero succede – dice Natalizi – in passato sono capitate delle aggressioni, verbali o fisiche, risolte per fortuna a spintoni, certo episodi simili non aiutano a trovare nuovi medici e infermieri da assumere. C’è da dire che la polizia è sempre molto disponibile e interviene in maniera quasi immediata. La sola loro presenza di fatto previene ogni tensione. In queste settimane ci è stato presentato un nuovo canale diretto per contattare le forze dell’ordine, una sorta di tasto telefonico per segnalare presenze aggressive».

Infine per tornare al periodo estivo al Pronto soccorso del Valduce, come in parte anche a quello del Sant’Anna, servirebbe un canale parallelo per le richieste che arrivano dai tanti turisti presenti sul lago. Gli ambulatori in passato organizzati sul territorio per i visitatori stranieri non ci sono più, perché mancano le guardie mediche. Così gli ospedalieri si trovano a dover assistere, quasi sempre per bisogni di cura lievi, tanti turisti oltre a centinaia di pazienti comaschi. Il Valduce aveva tentato di organizzare una guardia privata in accordo con i principali alberghi, ma il progetto non è mai davvero decollato. Dunque la coda resta per tutti unica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA