Cronaca / Como città
Sabato 18 Gennaio 2020
Una tangenziale anti smog
«Portare le auto fuori città»
AmbienteI medici attaccano («nessuno fa nulla), politici e tecnici replicano «Rete stradale ottocentesca e “Milano centrica”, bisogna cambiare passo»
Como
Lo smog soffoca ancora la città, ma i blocchi non scattano, almeno per ora . Si confida che quel po’ di vento e pioggia (poca) attesi nel fine settimana possano, per qualche giorno, allontanare l’emergenza.
Dopo quattro giorni di pm10 oltre i limiti, con i pronto soccorso affollati di anziani in crisi respiratoria e i medici a puntare il dito contro l’inquinamento, a Como nessuno batte chiodo.
Il protocollo regionale prevede il blocco ai motori e alle caldaie più inquinanti da martedì soltanto se nella giornata di lunedì i valori del particolato venissero confermati sopra alle soglie consentite.
Nel week end, però, secondo le previsioni lo smog verrà temporaneamente spazzato via. Comunque sia le limitazioni di primo livello decise dalla Regione, secondo gli esperti non servono a niente. Soltantoo le auto più vecchie devono restare in garage, una minima parte. Tra l’altro,per stessa ammissione della polizia locale nessuno fa i controlli in strada per scarsità di personale di personale.
Strumenti di difesa
A Milano lo stop è già scattato come in buona parte dei Comuni dell’hinterland, Torino e Roma hanno organizzato misure anche più drastiche vista l’aria irrespirabile. Nella provincia di Como a parte il Comune capoluogo, soltanto Cantù ha firmato l’accordo regionale per l’aria. Gli altri sindaci scuotono la testa perché si tratterebbe di chiudere solo piccole strade periferiche lasciando il via libera sulle provinciali e le autostrade. Il meccanismo dei blocchi stradali è complicato, lento. Dal Pirellone in compenso fanno notare che il tasso di pm10 in realtà nell’ultimo decennio è molto sceso, anche se secondo pneumologi e scienziati non vengono prese in considerazione le polveri ancor più sottili che sono ben più insidiose per la nostra salute. Quanto agli impianti di riscaldamento vetusti e alle porte aperti dei negozi in pieno inverno è raro avere notizia di multe.
Ma non era meglio puntare sul trasporto pubblico invece che respirare il gas di scarico delle auto in coda?
«Certo, non dobbiamo nasconderci dietro a un dito: a Como servono infrastrutture – dice il sottosegretario regionale Fabrizio Turba – l’ambiente e lo sviluppo economico passano dalla mobilità. Serve un collegamento su ferro da Erba a Como, bisogna elettrificare la Como Lecco, arrivare a Cantù portando i frontalieri in carrozza al lavoro in Svizzera». Tutti d’accordo: ma la Regione è governata dal centro destra da un’infinità di anni, cosa aspetta? «Vero, ma strade e ferrovie sono una partita soprattutto dello Stato – ribatte Turba – i governi di tutti i colori politici per decenni hanno investito soltanto sulla gomma costruendo chilometri di strade».
Una rete “Milano centrica”
A Como a dire il vero le strade le hanno costruite pure male. «La rete stradale di Como e provincia è dell’800 ed è ancora “Milano centrica” - commenta Bruno Tarantola, da anni dirigente provinciale alla viabilità –. Se sul trasporto ferroviario abbiamo dismesso collegamenti importanti verso Varese e Lecco per le auto e i camion non abbiamo creato collegamenti ad alto scorrimento. La tangenziale di Como è monca, la Pedemontana va completata. Altrimenti i mezzi si imbottigliano nei centri cittadini e le polveri ristagnano. Anche la Novedratese ha bisogno di essere ridisegnata».
S. Bac.
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