Un’altra tegola sul turismo comasco
Piscine private chiuse, pioggia di disdette

Bagnino obbligatorio anche nei residence: costa troppo e molti rinunciano - «Abbiamo provato stabilendo degli orari, ma non si può» - Tantissime le prenotazioni annullate

Piscine condominiali off limits sul lago. C’è l’obbligo del bagnino. Si parla di 3 mila, 4 mila, in alcuni casi anche di 5 mila euro in più di spese per garantire la presenza di un professionista con brevetto, addetto al controllo qualità dell’acqua, che eviti gli assembramenti in vasca durante i mesi estivi.

Dal sabato al lunedì, secondo l’ordinanza 566 di Regione Lombardia del 12 giugno, tantissime strutture del lago di Como hanno dovuto recepire la nuova disposizione. E non senza sconcerto. La maggioranza dei residence e dei condomini per vacanza ha infatti optato per non far fronte alla nuova spesa, ritenuta esagerata, con il conseguente fuggi fuggi dei turisti e la disdetta già di diversi contratti di affitto stagionali.

Le piscine condominiali sono state equiparate a quelle pubbliche o private con apertura a tutta la cittadinanza. «È un’imposizione assurda che va contro ogni logica – commenta Angelo Frigerio, da 14 anni proprietario di un appartamento in una struttura residenziale con piscina a Lenno - .Non stiamo parlando di piscine comunali o di lidi in cui l’affollamento è all’ordine del giorno, ma di luoghi dove spesso in settimana non c’è nessuno o pochissime persone. Gli eventuali problemi potrebbero sorgere nel week end (20 persone presenti al massimo), ma sono facilmente risolvibili con il buon senso e anche con un piano di rotazione degli accessi. Nella nostra struttura gli appartamenti sono solo dieci».

Alcuni amministratori si sono visti costretti a chiudere le piscine, con un disincentivo importante nei confronti dell’afflusso turistico. «La Lombardia è l’unica regione ad aver adottato questa pratica. Molti stranieri, una volta conosciuta la situazione, hanno deciso di cambiare meta. Un problema che si aggiunge alla crisi del turismo».

Della stessa opinione è Stefania Lancetti , amministratore del condominio di Lenno e di ben altre 12 strutture residenziali con piscina, dislocate sul lago di Como, dalla Tremezzina a Gera Lario. «Il turista, soprattutto straniero, la prima cosa che chiede è la garanzia della presenza di una piscina privata. È una condizione spesso vincolante perché si scelga il nostro lago come destinazione turistica». Oggi la piscina condominiale aperta sembra essere un miraggio. «Con pochissimo preavviso per adeguarci all’ordinanza del 12 giugno, ci siamo trovati nella condizione di non poter tenere aperte le piscine, eppure avevamo fatto di tutto per metterle in sicurezza, dagli interventi di sanificazione ai piani orari di accesso». Gli aspetti negativi della vicenda sono molteplici. «Lo scontento dei villeggianti e dei proprietari, che in molti casi rinunciano al soggiorno; la perdita di lavoro delle ditte manutentrici che gestivano le nostre piscine e l’ennesimo bastone fra le ruote alla ripresa del turismo sul lago, già in questa fase fortemente penalizzato per l’emergenza sanitaria Covid -19».

Lancetti guarda avanti e spera che la misura venga ritirata. «Sappiamo che a fine mese dovrebbe uscire una nuova ordinanza di Regione Lombardia, ci auguriamo che qualcosa cambi. Nello stesso periodo dello scorso anno avevamo 800 prenotazioni di appartamenti per affitti stagionali, oggi arriviamo al centinaio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA