Utenti del Sert, farmaci rivenduti: «Violano il patto terapeutico»

Le reazioni Il responsabile di Arca: «Se un paziente non si cura è difficile poter intervenire. Il servizio di Como è ottimo»

«È triste, pericoloso e alimenta il mercato nero, ma ci si può fare poco. Non sto sottovalutando il problema, voglio però segnalare che se le persone non accettano di curarsi il Sert può fare poco, pur fornendo un servizio ottimo». A parlare è Maurizio Galli, amministratore delegato della cooperativa sociale Arca di Como, comunità terapeutica che si occupa di recupero dalle tossicodipendenze.

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Al centro delle domande c’è la questione dello spaccio di farmaci per la cura dalle dipendenze portata alla luce da un servizio televisivo di “Striscia la notizia”. L’inviato, nelle vie esterne al Sert in via Carso, ha mostrato la facilità nell’acquistare direttamente dai pazienti farmaci che al contrario avrebbero dovuto utilizzare per curarsi.

Il problema è noto e non è certo nuovo. Ma proprio questa banalità nella compravendita – ben tre i pazienti intercettati, due di Como e uno del Sert di Saronno – ha creato sgomento portando di nuovo alla ribalta il servizio. «Il personale del Sert fa il suo e il servizio è ottimo – tiene subito a precisare Galli – Certo la questione è triste e pericolosa, perché alimenta il mercato nero e rischia di coinvolgere anche ulteriori acquirenti a cui quei farmaci sarebbero preclusi. Contro questa piaga però credo che si possa fare poco. Il Sert non può mettersi in strada a controllare l’uso che viene fatto delle medicine che ha consegnato. Sarebbe come chiedere ai medici di un ospedale di recarsi nelle case di pazienti dimessi per verificare che assumano le terapie. Siamo di fronte ad un mercato di povera gente, che rivende questi farmaci per guadagnare cifre irrisorie da reinvestire negli stupefacenti. Un cane che si morde la coda in cui la prima vittima è proprio il venditore iniziale».

«Comportarsi in questo modo – prosegue Galli – non serve a niente se non a rinviare il problema, ottenendo l’effetto di stare peggio. Questi medicinali non possono sostituirsi allo stupefacente, ma possono aiutare a compiere un percorso di cura. Certo che è triste veder rivendere ciò che potrebbe fare loro bene, per di più fuori dal punto che ha offerto il servizio».

Soluzioni? «Sono difficili da trovare – conclude – Se dovessi chiedere a qualche mio ragazzo, probabilmente qualcuno mi direbbe di aver pasticciato pure lui con i farmaci. Non sottovaluto il problema segnalato, ma è chi rivende i farmaci che infrange il patto terapeutico. Se uno vende quello che cura vuol dire che ha intenzione di curarsi solo fino ad un certo punto».

Asst Lariana ha messo in atto misure per cercare di limitare il problema come telecamere esterne, consegna di dosaggi minimi di volta in volta e verificando con appositi esami dell’urina l’assunzione dei farmaci ottenuti.

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