Via ai riti della Pasqua. Ma a causa della pioggia salta la processione

Domenica delle Palme Breve ma toccante corteo all’interno della cattedrale, poi la solenne Eucaristia E all’Annunciata esposto il Santissimo Crocifisso

Una processione ridotta, soltanto all’interno della Cattedrale, a causa del maltempo. Ma lo stesso toccante, nel ricordo dell’ingresso trionfale in Gerusalemme di Cristo, preludio della propria successiva passione. Si è aperta così, oggi, la Settimana Santa a Como: la celebrazione della Domenica delle Palme ha dato il via ai più importanti riti dell’intero anno liturgico.

Umiltà e mitezza

A presiedere la solenne Eucarestia è stato il cardinale Oscar Cantoni. «Abbiamo ascoltato con attenzione commossa la vibrante narrazione della Passione del Signore – ha spiegato nell’omelia –: emerge immediatamente alla nostra sensibilità l’umiltà e la mitezza del cuore di Gesù, insieme a una incondizionata fiducia in Dio, suo Padre».

Del resto, come evidenzia papa Francesco nell’ultima enciclica, la “Dilexit nos”, «Il modo in cui Cristo ci ama è qualcosa che Egli non ha voluto troppo spiegarci. Lo ha dimostrato nei suoi gesti». E, nella sua passione, il Signore manifesta quanto Dio sia «vicinanza, compassione e tenerezza: ce lo ha abbondantemente rivelato non con complicati ragionamenti, ma con gesti e parole, lasciandocelo intravvedere attraverso il suo cuore di carne, centro privilegiato del suo amore insieme divino e umano».

Un amore che va oltre ogni segno di male. A detta di Cantoni, infatti, «nella narrazione della Passione, Gesù continua ad amare i suoi amici, gli apostoli, nonostante i tradimenti e l’abbandono. Davanti a quanti lo accusavano di essere un sobillatore politico, Gesù non si difende, ma tace».

Ancora una volta, insomma, la liturgia della Domenica delle Palme fa comprendere quanto Cristo sia «un Dio fragile, che non alza la voce. “Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori”», per usare le parole del profeta Isaia.

«È un Dio che lascia perplessi anche i ben pensanti di oggi, che scandalizza, perché perfino troppo debole, in tutto simile a noi, fuorché nel peccato». Sì, «il nostro Dio è così fragile da morire. Lui sa che il trionfo definitivo sarà della vita risorta, quella che esplode, nonostante il masso del sepolcro sigillato, nonostante i soldati di guardia. Quello stesso amore, che lo ha reso così fragile, proprio nel suo amore umano, fino al dono totale di sé, rende manifesto il suo amore divino, permettendoci di scoprire così “l’infinito nel finito”», per utilizzare un’espressione di papa Benedetto XVI.

Amore misericordioso

Sulla stessa scia anche la riflessione proposta nella basilica dell’Annunciata, ai piedi del Santissimo Crocifisso, solennemente esposto nel pomeriggio. «Il Cristo Signore – ha detto Cantoni – spalanca il suo cuore a tutti coloro che, attirati dal suo amore misericordioso, passeranno qui, in questa questo santuario, per una sosta, breve o prolungata, secondo la misura della fede di ciascuno».

Di conseguenza, «venire qui, individualmente o in gruppo, significa riconoscersi in una casa comune, la casa del Padre che attende ciascuno dei suoi figli e per ciascuno di essi ha parole di vita. Egli non condanna nessuno, ma piuttosto dona energie nuove, che riabilitano e rimettono in cammino». Da qui l’invito a non lasciare «passare invano questi giorni santi»: al contrario, «utilizziamo la grazia del Signore che è desideroso di riversare su ciascuno di noi», la conclusione del vescovo.

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