«Via dalla Costituzione il termine “minorato”» Locatelli: «Salto di civiltà»

La vicenda In un’appendice dell’enciclopedia Treccani la richiesta di aggiornare il linguaggio della carta costituzionale, sposata anche dal ministro comasco

Per il ministro per le Disabilità, la comasca Alessandra Locatelli, la richiesta dell’Enciclopedia Treccani di modificare l’articolo 38 della Costituzione per eliminare l’espressione “minorati” è «un’iniziativa importante».

«La lingua deve aggiornarsi»

Un’iniziativa che affonda le sue radici in un principio in cui chi lavora all’enciclopedia crede fermamente: la lingua si aggiorna. «Le appendici sono il nostro modo per tenere viva l’opera della grande enciclopedia, che quest’anno compie 100 anni», spiega Valeria Della Valle, condirettrice del dizionario dell’italiano Treccani. «Una modifica di questo tipo è forse la prima volta che viene richiesta da Treccani», aggiunge poi Della Valle. La richiesta di modifica dell’art. 38, dove, al terzo comma, si parla di «inabili e minorati», nasce da una dissertazione scritta da Elena Vivaldi, docente di diritto costituzionale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che si è occupata dalla voce “Disabilità” nell’undicesima appendice dell’Enciclopedia. «In questa voce si auspica un giusto cambiamento di un termine che veniva utilizzato, in passato, per indicare le persone con disabilità o menomazioni, ma che non è più in accordo con la sensibilità di oggi», racconta infatti Della Valle.

Tanto che la richiesta è stata sposata dal ministro comasco Locatelli: «Questa iniziativa va nella direzione che abbiamo iniziato a percorrere nel decreto 62 del 2024 con l’abolizione da tutte le leggi ordinarie del nostro Paese dei termini “handicappato”, “portatore di handicap”, “diversamente abile”, per sostituirli con Persone con disabilità», spiega Locatelli, che già l’anno scorso, proprio su queste pagine, aveva fatto riferimento proprio al passaggio della Costituzione citato da Vivaldi.

Per Locatelli i tempi sono maturi

«Credo che i tempi siano maturi anche per modificare l’articolo 38 della nostra Costituzione, eliminando il termine “minorati”, che è superato e non più accettabile - continua Locatelli - Dobbiamo riconoscere che siamo tutti persone e tutti con gli stessi diritti. Il linguaggio e l’utilizzo di parole giuste accompagnano il salto culturale e di civiltà che dobbiamo promuovere con costanza e determinazione per vedere in ogni Persona le potenzialità e non i limiti».

Per Della Valle il linguaggio dei padri costituenti «si potrebbe definire perfetto», vista la grande attenzione posta a limare le parole, «ma oggi abbiamo un punto di vista più sensibile sulla materia, quindi anche la lingua deve aggiornarsi, come ha detto anche Giuliano Amato». In effetti, il presidente emerito della Corte costituzionale ha sposato la richiesta di Treccani.

Il procedimento per modificare l’articolo 38 si prospetta tutt’altro che breve, dal momento che le modifiche alla Costituzione possono essere fatte solo con procedura «aggravata», ovvero con due deliberazioni di entrambe le Camere e a distanza di almeno tre mesi l’una dall’altra. Un iter complesso, ma necessario a far sì che anche il linguaggio della Costituzione (che per un pilastro della linguistica come Edward Sapir, è un «prodotto culturale) diventi più inclusivo.

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