Gli infermieri e i medici che lasciano la sanità pubblica a Como sono aumentati del 200% in 11 anni

L’allarme Dimissioni di infermieri e altro personale degli ospedali lariani: 442 casi contro i 145 del 2011. Il dato elaborato dalla UIl: «Vanno tutti a lavorare in Svizzera o si spostano nel privato. Servono incentivi»

Fuga dagli ospedali pubblici, in dieci anni le dimissioni sono aumentate più del 200%.

È quanto emerge dall’osservatorio della Uil: nel 2022 le cessazioni dei lavoratori dal sistema sanitario pubblico sono state 442, contro le 145 del 2011. Nei numeri non sono compresi i trasferimenti presso altri enti e nemmeno i pensionamenti, secondo il sindacato si tratta quasi sempre di professionisti che hanno scelto di andare in Svizzera o di puntare sul privato. L’aumento delle fuoriuscite tra gli infermieri è ancora più marcato, 165 cessazioni nel 2022 contro le 48 del 2011. I calcoli sono stati fatti dalla Uil Lombardia, sulla base dei dati della Ragioneria generale dello Stato. Da notare che circa il 65% delle dimissioni riguarda il personale femminile.

Il dato comunque è inferiore alle media regionale, più in generale la perdita di sanitari dal sistema pubblico riguarda tutta la Lombardia, una regione dove le cessazioni sono salite all’incirca del triplo rispetto a quanto avvenuto a livello nazionale.

La decisione di cambiare

Nell’arco temporale che va dal 2001 al 2011 gli addii agli ospedali avevano al contrario subito una parziale flessione, poi la mancanza di turnover e i tetti imposti alla spesa per le assunzioni hanno poi invece cambiato la rotta. Quindi è arrivato il Covid a convincere tanti sanitari a salutare i colleghi rimasti.

«Sono tutte persone che si spostano in Svizzera o che vengono assunte dai centri privati – spiega Massimo Coppia, segretario della Funzione pubblica della Uil del Lario – i carichi di lavoro sono troppo alti, le paghe sono rimaste ferme per troppi anni. Le dimissioni sono molto più alte tra le donne, le lavoratrici faticano a conciliare i tempi di vita con la famiglia. Le aziende ospedaliere pur con tutti gli sforzi faticano ad assumere nuovi professionisti, per le giovani coppie abitare a Como è diventato troppo costoso, il caro casa incide molto».

Lo scenario

Il documento della Uil è una fotografia tesa a stimolare il dibattito e a trovare nuove soluzioni. «Non vuole essere una critica, c’è bisogno di strumenti per attrarre e trattenere il personale – dice Coppia – la situazione è ancor più delicata per il personale infermieristico, laddove la Regione sta cercando di stringere accordi con dei Paesi sudamericani per importare risorse umane. Ecco secondo noi c’è la necessità anche di proporre incentivi e misure di welfare».

Asili, bay sitter, ma anche più formazione. «Gli infermieri stranieri non basteranno mai – dice Salvatore Monteduro, segretario confederale della Uil Lombardia – bisogna rinnovare i contratti, fidelizzare i sanitari, creare sbocchi di carriera». Palazzo Lombardia almeno per il prossimo biennio ha stimato nuove fuoriuscite tra medici e infermieri. In particolare se è vero che l’Ordine dei medici di Como è convinto che superata la gobba pensionistica il rapporto tra camici bianchi e pazienti tornerà a stabilizzarsi entro il prossimo lustro, l’Ordine degli infermieri di Como non vede una svolta entro pochi anni. I nuovi laureati scarseggiano e non è detto che scelgano di lavorare nel pubblico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA