Via la fiamma dal simbolo FdI? Per il sottosegretario Butti servono «prudenza e rispetto»

Il dibattito Alessio Butti, politico comasco di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «È stata un riferimento per milioni di italiani. Se ne parli nelle giuste sedi»

Dieci anni dopo la sua introduzione nel simbolo di Fratelli d’Italia (dalla fondazione del 2012 al 2014 il partito era rappresentato solo dal nome e da un cordone tricolore) è tempo di eliminare la fiamma tricolore? Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti, che venne eletto per la prima volta nelle fila dell’Msi e ha seguito tutto il percorso della destra italiana parla di un tema non all’ordine del giorno.

Il tema lanciato da “Il Foglio”

Il percorso di Butti è lo stesso che, tra evoluzioni e scissioni, ha fatto la Fiamma. Il simbolo che riporta all’Msi sparì nel 2009 quando An confluì, con Forza Italia nel Popolo della Libertà e tornò nel 2014. Il tema è oggetto di discussione dopo l’intervista del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che al “Foglio” ha dichiarato: «Se vogliamo andare avanti, e noi certamente vogliamo guardare avanti, cioè al futuro, allora arriverà anche il momento di spegnere la Fiamma, arriverà il momento in cui la toglieremo dal simbolo. Magari non sarà presto ma arriverà».

«Cose da discutere nei congressi, non sui giornali»

Cauto, come detto, il sottosegretario Butti: «Quello sul simbolo è un dibattito del quale, in questo momento, non avverto una particolare esigenza. Queste cose si discutono e decidono nei congressi, non sui giornali. Sono processi che vanno spiegati e argomentati anche alla luce dell’evoluzione politico sociale in corso, cosa impossibile da fare in qualche riga sul giornale». E poi guarda indietro: «A quella Fiamma ho dedicato gli anni più belli della mia attività politica. Una passione coraggiosa, romantica e viscerale. I tempi sono cambiati certamente per i contenuti, per la postura politica, per le novità spesso critiche da affrontare, ma sui simboli, che non sono propriamente brand commerciali, occorre prudenza». E ancora: «Quella fiamma, che merita rispetto per aver rappresentato un riferimento ideale per milioni di italiani, è comunque presente nel simbolo che ha consentito al primo presidente donna e conservatore di vincere le elezioni e oggi convince il 30% degli elettori che quindi lo valutano positivamente e lo legittimano. Ne parleremo al momento opportuno e nelle sedi opportune, senza polarizzazioni o pregiudizi».

Molinari: «Fieri di ciò che rappresenta»

Nessuna fretta e nessuna necessità di intervenire ora nemmeno per Stefano Molinari, presidente provinciale di FdI: «Eliminare la fiamma dal simbolo non è argomento all’ordine del giorno. Siamo molto fieri di ciò che rappresenta e il nostro simbolo ci piace così com’è. Se mai, in futuro, una decisione di questo tipo dovesse essere presa sarebbe una scelta da sottoporre agli iscritti in un congresso, e non certo derivata da una dichiarazione. Come ha ribadito anche Giovanni Donzelli, il tema non è sul tavolo».

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