Viaggi della speranza. Una videoinchiesta sui disservizi dei treni comaschi: lavoratori e studenti in difficoltà. Seconda parte

Guarda qui Sul nostro sito abbiamo raccolto le storie dei pendolari comaschi e le loro denunce: in questa seconda parte del primo episodio di “Viaggi della speranza” l’intervista a due di loro

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Sono testimonianze che danno l’idea di una frustrazione quotidiana, quelle che sono state inviate alla nostra redazione attraverso il sito. Voci di pendolari alle prese costantemente con ritardi, cancellazioni e con l’eterna incertezza: quando arriverò a destinazione?

Viaggi della speranza: la videoinchiesta. Episodio 1, parte II.

«Prendo il treno ogni giorno, o meglio, quando c’è prendo il treno - scrive Erika Alati - è angosciante ogni giorno non sapere se arriverò in ufficio in orario o se non ci arriverò proprio! Oramai il mio buongiorno al mio capo è: “scusami ma arriverò in ritardo” oppure: “scusa ma hanno soppresso il treno!” E lui è comprensivo e ogni volta mi risponde di stare tranquilla, ma so che è un’eccezione e comunque la mia ansia sale, perché mi sveglio in orario, porto di corsa mia figlia all’asilo per poter prendere quel maledetto treno che ogni mattina ha qualche problema».

Alessia Alberti, invece, studia: «Da ormai più di otto anni quotidianamente utilizzo i mezzi per spostarmi, prima per andare al liceo e ora in università. Da settembre la qualità del servizio è notevolmente andata peggiorando, tanto che per me arrivare a Pavia dove studio è diventato frustrante. Un viaggio che non dovrebbe richiedere più di un’ora e quaranta sistematicamente trova qualche problema. Sulla tratta di Como, i treni più frequentati presentano sempre un numero di carrozze così ridotte che è normale vedere ragazzi rimanere sulla banchina, costretti a prendere la corsa successiva perché sovraffollati».

Laura Colombo, invece, esce di casa alle 7 e torna dopo le 20: «Abito a Longone al Segrino e lavoro a Milano come impiegata in uno studio legale da 22 anni. Prendo la linea Asso-Milano. Parto alla mattina alle 7 e arrivo a casa alle 20. Partenza da erba alle 7.15 e ritorno da Milano con treno 18.39. È tre mesi che ci sono costantemente sia alla mattina che alla sera ritardi tra i 15 e 20 minuti, soppressione del treno sia alla mattina che alla sera con messaggi di guasti tecnici».

E infine Beatrice Baga, che per colpa di Trenord e dei disservizi sulla tratta Como-Milano, ha pure perso un appello per l’esame universitario: «Sono iscritta all’università a Milano, abito in provincia di Como e sono costretta a prendere i mezzi. Ho un abbonamento di Trenord per il quale pago 116 euro al mese, prima ne costava 110. Vivo quotidianamente numerosi ritardi, cancellazioni e in generale i più svariati disservizi, per questo, per evitare di incorrere in diversi problemi sono obbligata a partire sempre con largo anticipo. La mattina del 17 Gennaio avevo un esame importante alle 8.30, come al solito per evitare problemi, ho scelto di prendere il treno alle 6.40 e sarei arrivata a destinazione con circa 45 minuti di anticipo. Il viaggio prosegue tranquillamente per 20 minuti, finché il treno si ferma per una quindicina di minuti, senza spiegazioni. Dopo svariato tempo il capotreno ci informa che si è verificato un guasto e che la corsa sarebbe ripresa “a breve”. Dopo circa 40 minuti il treno riprende la corsa per poi fermarsi numerose volte in varie stazioni o in mezzo al nulla, il totale del ritardo accumulato: 66 minuti. Ovviamente mi è stato impossibile svolgere l’esame per mancanza di tempo, dovrò rifarlo».

«Questo è stato uno dei numerosi disagi che, come pendolare, sono costretta a subire quotidianamente, è raro per me salire su un treno che sia in orario, e nonostante io parta con largo anticipo continuano a ripetersi situazioni del genere».

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