Violentava la moglie davanti alla figlia: marito condannato a 9 anni

La sentenza Dal tribunale una storia di sopraffazione e inaudita violenza - Le aveva anche tagliato il Bancomat: «Così non puoi mangiare e devi tornare qui»

Como

Quando usciva di casa, pare che lasciasse attiva una apparecchiatura per registrare i dialoghi della moglie in sua assenza. Le aveva anche tagliato il Bancomat, perché «così non puoi mangiare e qui devi tornare». Ma quello che ha più pesato, nell’ennesima storia di violenze in famiglia finita nel palazzo di giustizia di Como, sono state le accuse di pestaggi e di abusi sessuali, commessi anche davanti alla figlia minore della coppia.

Una storia dell’orrore, quella ricostruita in aula dal pubblico ministero Antonio Nalesso, che si è conclusa con la condanna a 9 anni e mezzo del marito – 39 anni – che era già stato colpito in passato da una misura cautelare mentre la donna (e la figlia) erano state collocate in una struttura protetta.

La sentenza è stata letta dal Collegio del Tribunale di Como presieduto dal giudice Carlo Cecchetti, che si era trovato a dover decidere su un fascicolo complicato che raccontava di anni (almeno dal 2014 e fino al dicembre del 2022) di maltrattamenti in famiglia e di violenze sessuali, per atti che la moglie aveva raccontato essere non solo non consenzienti ma anche compiuti davanti alla figlia minore. Bambina che tra l’altro, quando cercava di intervenire a favore della mamma, veniva a sua volta schiaffeggiata.

La storia di cui stiamo scrivendo ha riguardato un marito (e padre) di 39 anni originario del Bangladesh e residente nel Comasco. Tra le contestazioni messe nero su bianco dalla procura di Como e arrivate fino all’aula del Collegio, c’era anche quella della «corruzione di minorenne», reato che colpisce chi compie atti sessuali in presenza di un minore di 14 anni, «al fine di farlo assistere». Ma nel capo di imputazione figuravano molte altre accuse, da quelle prettamente verbali – insulti alla compagna, minacce di morte, in alcuni casi anche brandendo un coltello – fino a vere e proprie aggressioni fisiche, con schiaffi (rivolti anche alla figlia quando interveniva in difesa della madre) e calci in bocca. Non mancavano, nei racconti fatti dalla donna, piatti e bicchieri rotti, ma anche altre suppellettili danneggiate come televisori, cellulari, computer, lanciati all’apice dei litigi spesso nati per questioni di gelosia.

Furore che – secondo quanto è stato poi ricostruito dall’accusa, che è riuscita ad ottenere la condanna anche se siamo ancora al primo grado – portava il marito ad abusi sessuali, con relazioni non consenzienti, che sono poi stati configurati nell’accusa di violenza sessuale.

Un progressivo sprofondare che si era interrotto nel dicembre del 2022 quando la vicenda era finita sul tavolo dei carabinieri e poi su quello della procura. Una storia che si è poi spinta fino all’aula e che nelle scorse ore si è conclusa con la pesante condanna del marito – e genitore – alla pena che è stata quantificata in nove anni e mezzo.

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