Violenze sessuali al Setificio: l’accusato resta in silenzio

L’inchiesta choc Il bidello ai domiciliari non ha mai voluto parlare. Nessuna dichiarazione al magistrato o ai carabinieri dopo l’arresto

Violenza sessuale al Setificio, l’indagato continua a tacere. Fino ad oggi, nella brutta storia del bidello del “Paolo Carcano” finito agli arresti domiciliari in quanto sospettato di abusi su due studentesse - la seconda palpeggiata in una occasione e la prima con violenze sessuali più gravi e reiterate - a mancare è stata la voce dell’indagato.

La difesa, pur contattata, non ha voluto dire nulla ma lo stesso aveva fatto il collaboratore scolastico fin dal giorno di inizio aprile in cui gli era stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari.

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La chiusura delle indagini

L’uomo, Vincenzo Militello, 64 anni, residente in città, davanti al giudice Massimo Mercaldo (firmatario della misura restrittiva che era stata chiesta dal pm Alessandra Bellù) si era avvalso della facoltà di non rispondere non chiedendo mai, nemmeno in seguito, di essere sentito dal magistrato che sta indagando su di lui e neppure dai carabinieri che hanno condotto le attività delegate dalla Procura. Anche nei giorni scorsi, quando il pm ha chiuso le indagini preliminari notificandogli l’atto, che in sostanza lascia la possibilità all’indagato di chiedere un interrogatorio per poter sostenere la propria posizione confutando le accuse, l’uomo è rimasto in silenzio.

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Nessuna istanza è stata infatti depositata sul tavolo del pm in tal senso, per un silenzio che dunque prosegue. La difesa invece aveva chiesto un supplemento di indagini sui telefoni dell’indagato (l’unico ad essere stato sequestrato) ma anche delle ragazze che con i loro racconti avevano fatto emergere la vicenda. Il caso era infatti venuto a galla il 15 marzo quando la principale vittima degli abusi, una ragazza minorenne studentessa del Setificio, aveva raccontato ad un amico quello che avveniva con il bidello, nelle aule prima delle lezioni, ma anche in biblioteca durante i pochi minuti di intervallo.

Il racconto – noto anche ad una seconda compagna – era poi stato comunicato ad una collaboratrice scolastica collega del bidello (che aveva visto la ragazza piangere in bagno) e ad una professoressa. In poche ore, sempre nella stessa giornata, anche il dirigente scolastico del “Carcano” Roberto Peverelli era stato informato sui fatti.

Le telefonate

Segnalazione che – in un turbinio velocissimo di telefonate e comunicazioni – aveva portato a chiamare i genitori della vittima e a interessare dei fatti i carabinieri di Como.

Una indagine lampo, in cui erano state sentite diverse persone, atti che avevano condotto all’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari eseguita nei primi giorni di aprile. Solo alla fine di aprile, dopo quell’iniziale racconto della minorenne, nelle mani dei militari dell’Arma era finito anche un secondo episodio, verbalizzato dalla seconda ragazza (più grande) del Setificio che aveva riferito di essere stata palpeggiata.

Una serie di documenti che sono confluiti nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che tuttavia per ora non contiene nulla sulla posizione del dipendente dell’istituto, che ha scelto fino ad oggi di affrontare in silenzio questo pesante fascicolo che lo riguarda.

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