Vip e boom del turismo: il dibattito sulla città. «Stravolta, ha perso il suo fascino». «No, invece così è viva»

Passaggi Il successo del Como 1907 e l’aumento dei flussi. Il fotografo Maurizio Galimberti: «Hanno travolto tutto». Musa: «Bisogna gestirli». Cocco: «Nuova primavera»

Como e il Lario sono stati «travolti dal tempo», come succede alle polaroid dimenticate in un cassetto. Ne è convinto il fotografo comasco Maurizio Galimberti, che il lago lo ha girato tutto, in sella alla propria moto, per catturarne baluginii acquatici e profili di montagne con la propria polaroid.

La perdita dell’incanto

Lo ha raccontato al Corriere della Sera, mettendo una puntina su tutto ciò che, da qualche anno a questa parte, è stato travolto dal turismo e da un’inattesa popolarità. «Sono nato nel brefotrofio, si trovava dove oggi c’è il liceo Paolo Giovio, sulla via Pasquale Paoli - spiega tornando sull’intervista - Ma da allora la città e il lago sono stati travolti. Lo si capisce, per esempio, da quei casermoni bianchi che si vedono in alcuni paesi del lago, come a Laglio, che col paesaggio e l’architettura circostante non c’entrano niente». E poi ancora la selva di motoscafi che affolla le acque del Lario a Cadenabbia, le barche di privati assiepate davanti all’hangar di Como, la viabilità a singhiozzo, laddove non del tutto bloccata in certi momenti, della statale Regina, o ancora il fermo immagine dei trolley di ricchi turisti trascinati dai dipendenti del Grand Hotel di Tremezzo dai van con cui gli ospiti approdano nell’albero di lusso all’ingresso dell’albergo stesso. E poi il successo e la popolarità che Como e il suo lago hanno riconquistato oltreoceano (dove già, va detto, godevano di una fama più che ottima) grazie alla nuova proprietà del Como 1907. «Il fatto è che l’intenzione sembra quella di trasformare il lago in Disneyland, magari si arriverà persino a chiudere Cernobbio come è successo a Portofino. Ma è di questo che il nostro territorio ha bisogno? Di “americanate” che ignorano la storia e la tradizione dei territori?».

Una nuova vitalità

Agli interrogativi di Galimberti provano a rispondere altri due artisti comaschi, che il lago conoscono per esperienza e ispirazione. «Quella che stiamo respirando è un’aria nuova - suggerisce Fabrizio Musa, che con Galimberti però condivide l’urgenza di una gestione più consapevole del successo mondiale della città e del suo lago, pur con una prospettiva più ottimista - Questo significa che ci sono nuove opportunità, anche dal punto di vista culturale». Se è vero infatti, secondo Musa, che il cambiamento post pandemico avvenuto nell’andamento dei flussi di visitatori interessati al Comasco ha colto politica e cittadinanza impreparati, l’artista guarda al futuro con occhi ben più che speranzosi: «Nel mio studio, che non è esattamente in vista, all’interno della Fondazione Terragni arrivano sempre più persone, perché nella massa di turisti ci sono anche molti interessati. Le persone vengono a Como in cerca di qualcosa da vedere, sta a noi la capacità di intercettare il loro sguardo. E poi il fenomeno è ancora gestibile, non siamo a Times Square».

Anzi, per Giovanni Cocco, autore, tra gli altri, della popolare serie di romanzi polizieschi scritti con Amneris Magella, tutti ambienti sulle sponde del Lario, «la città è ancora vivibile». «Cedere alla nostalgia sarebbe troppo facile - insiste - E poi il lago di Como è sempre stato acclamato, quella che stiamo vivendo non è altro che una nuova primavera beneaugurante». Anche se i primi boccioli di questa fioritura si scorgono a partire dagli spalti del Sinigaglia? «Ma certo, se Keira Knightley viene a Como sono felice! Sono contento che la nostra cittadina di 80mila abitanti intrighi Hollywood. Siamo di fronte a una grande occasione, anche se dal punto di vista delle infrastrutture non siamo ancora stati in grado di coglierla. Ben vengano quindi spinte imprenditoriali al passo coi tempi». E questo vale anche per la scrittura. «Il lago di Como per me e Amneris era affascinante undici anni fa e ora lo è ancora più di prima».

Ammirate dalle rive, solcate dalle prue di barche sempre più frequenti, le acque del Lario osservano placide il cambiamento che passa. «Ma sono meno magiche di un tempo, se ci vogliono ore di coda per andare a fotografarle, in mezzo alla folla di persone e motoscafi» secondo Galimberti. «Il loro fascino rimane immutato» invece per Cocco. «Ora non resta che cogliere l’occasione e imparare a gestire la novità» propone, infine, Musa.

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