Yacht Club, si muove il Comune: «Vogliamo chiarezza sull’uso della sede»

Associazioni nella bufera Il dirigente del Patrimonio scrive dopo l’inchiesta de La Provincia. Chiesti i bilanci degli ultimi due anni: «Edificio concesso solo per finalità non a scopo di lucro»

Sullo Yacht Club e gli ultimi anni di attività, che (bilancio alla mano) sono stati dedicati più all’aspetto commerciale che quello sportivo-dilettantistica, ora si muove formalmente anche il Comune di Como. Il dirigente del settore Patrimonio e Sport di Palazzo Cernezzi, Valentino Chiarion, ha inviato una pec (l’equivalente via mail della raccomandata) agli uffici amministrativi del sodalizio di viale Puecher per chiedere conto di come sia stata utilizzata la sede sociale, data in concessione ormai 25 anni fa dallo stesso Comune.

Un’iniziativa intrapresa dopo che, nei giorni precedenti Natale, La Provincia aveva dato riscontro di una lettera, una sorta di messa in mora, spedita dall’ex presidente Silvio Santambrogio al suo predecessore e al precedente consiglio direttivo.

Il contratto

La lettera, spedita per conoscenza anche al sindaco Rapinese, consente di far ordine su una concessione a lunghissimo tempo. Il contratto di locazione risale infatti all’agosto 2000 ed è stato integrato successivamente nel 2007. Poi, più nulla. Il canone - nell’ultimo bilancio si dà atto del pagamento di 34.400 euro all’amministrazione cittadina per l’affitto della sede oltre a 34mila euro per la concessione demaniale - era stato determinato da un lato dal «perseguimento delle finalità statutarie» dello Yacht Club «in quanto associazione senza scopo di lucro riconosciuta ai fini sportivi», dall’altro dalla realizzazione del secondo piano dell’edificio con relativo incremento del valore dell’immobile. E se la seconda questione relativa al contratto è stata regolarmente realizzata, sulla prima ora sono emersi alcuni dubbi.

L’attività commerciale

Il presidente, per pochi mesi, Santambrogio - decaduto in seguito alle dimissioni della maggioranza del consiglio direttivo - nei mesi scorsi aveva inviato una raccomandata al sui predecessore Giancarlo Ge e ad alcuni dei componenti dell’ex comitato direttivo, per contestare «alcune circostanze di fatto che possono rappresentare fonte di potenziali danni che possono incidere, anche significativamente, sulla vita e sul patrimonio dell’associazione». Tra quei fatti anche la circostanza che per gli anni 2023 e 2024 «si è verificato che YCC non ha sottoposto a corretto trattamento fiscale parte degli incassi effettuati». Questo aveva spinto lo stesso Santambrogio ad affidare l’incarico a due avvocati di presentare «istanza di ravvedimento operoso relativamente alla omessa fatturazione delle attività commerciali identificate come “gadgets, affitto spazi e affitto posti barca taxi”».

Ora il Comune vuole chiarire proprio questo aspetto, ovvero le presunte «violazioni dello statuto» contestate agli ex vertici e la presenza di «non meglio precisate attività commerciali». La richiesta è perentoria: entro metà gennaio Yacht Club dovrà inviare a Palazzo Cernezzi: innanzitutto le prove «del permanere delle condizioni che hanno dato luogo alla concessione e, in particolare, della prevalenza dell’attività sportiva rispetto ad eventuali attività commerciali», quindi «gli ultimi due bilanci dell’associazione» per verificare il rispetto dello statuto, numeri alla mano.

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